Tel Aviv, principale centro economico di Israele. Letteralmente significa “Collina della primavera”. Ma non tutto ciò che succede al suo interno rende giustizia a un nome così affascinante e poetico.
Fino a pochi anni fa Tel Aviv rappresentava la prima destinazione per i trafficanti di donne: ogni anno vi giungevano circa tremila donne, per lo più provenienti dall’Est Europa. Su una popolazione di otto milioni di abitanti, ventimila sono prostitute. Sebbene le case chiuse e i bordelli siano vietati, la prostituzione non viene considerata un reato.
Chi pensava che la tratta degli schiavi risalisse ai tempi in cui l’America era una terra vergine, che l’uomo si sia un po’ evoluto da allora, è destinato a rimanere profondamente deluso. Questo triste ma lucroso commercio esiste ancora, e le donne, non a caso chiamate “schiave del sesso“, ne sono le principali vittime.
Come la moda ha salvato le donne di Tel Aviv
Ma qualche volta perfino in una situazione così disperata si può sperare nel lieto fine. E attraverso la via più insospettabile di tutte: la moda. Un corso di stile e di marketing della moda ha aiutato parecchie donne ad abbandonare definitivamente il mestiere più antico del mondo per farsi strada nel mondo del lavoro. Un lavoro serio e dignitoso questa volta.
Ideatrice del felice progetto è stata Lilach Tzur Ben-Moshe, redattrice di un sito di informazione ebraico con specializzazione nella moda e volontaria di un centro di crisi di Tel Aviv.
Dopo aver visto con i suoi occhi la drammatica realtà delle schiave del sesso nel quartiere di Saphira, si è impegnata nel dare loro non solo assistenza, ma anche un aiuto più concreto. Ha deciso quindi di avviare il corso in un centro di riabilitazione per donne di strada, con la collaborazione dello stilista Ivo Recanati. I finanziamenti necessari sono arrivati dal consiglio delle donne ebraiche, un’organizzazione di volontarie statunitensi, e dalle donazioni di singoli cittadini e di personaggi del mondo della moda e dello spettacolo.
Per molte donne che non aspettavano che un’occasione per riscattarsi da un’esistenza difficile e umiliante, questo corso rappresenta una vera e propria via di salvezza. E non hanno certo esitato a coglierla.
Due di loro, Aviva, cinquantenne trasgender emarginata dalla società, e Alona, immigrata ucraina vittima di debiti, hanno cambiato completamente il loro stile di vita dopo aver frequentato il corso. Hanno entrambe un lavoro dignitoso nel cuore della zona commerciale di Tel Aviv, Dizengoff Street, dove vivono il loro sogno, la moda.
“L’unica salvezza deve essere cercata nella fantasia“, diceva lo scrittore Paul Scheerbart. E in effetti talvolta è necessario usare solo un po’ di immaginazione, mettere in campo generosità e determinazione. Oppure passare attraverso una via inaspettata: la moda.
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