“Non si può capire Bach senza una conoscenza profonda del clavicembalo, ma l’evoluzione è nemica della padronanza tecnica. Il pianoforte non è cambiato dal diciannovesimo secolo a oggi, e questo è un bene.” (Keith Jarrett)
Cosa stia a significare questa citazione è soggettivo, ma introdurre un articolo con le parole di qualcun altro è utile ed efficace nella tensione costante dell’uomo a darsi un tono. Gli animali nascono, crescono, mangiano, si riproducono e muoiono. L’uomo perlopiù si dà un tono.
Questa caratteristica lo porta fin troppo spesso a prendere delle gran cantonate quando si parla di innovazione, stando ben piantato dove si trova, inerzia alla mano senza rendersi conto del tempo che passa, del progresso. In questo senso il mondo della musica è un bel palcoscenico in cui testare gli abbagli dell’umanità.
Ogni qualvolta una grande innovazione tecnica ha fatto la propria comparsa in musica è stata troppo spesso scartata dalla moltitudine rivelandosi poi, solo decenni dopo, il futuro della musica stessa. Ecco due esempi emblematici che riguardano strumenti al giorno d’oggi irrinunciabili: il pianoforte e la chitarra elettrica.
Il pianoforte
Lo chiamavano fortepiano all’inizio dei tempi (si parla del 1700), invenzione del cembalaro fiorentino Bartolomeo Cristofori, e non vide inizialmente grande fortuna. Lo stesso Johann Sebastian Bach lo ritenne inizialmente indegno sostituto del buon vecchio clavicembalo, ben temperato, sia chiaro.
Andò a finire che il piano divenne lo strumento prediletto nei secoli a venire e continua ad essere insostituibile ancora oggi. Bach, invece, perse gran parte della fama che aveva in vita e fu obliato per molto tempo, sepolto sotto tonnellate di notturni di Chopin. Poi arrivò Super-Quark e Johann tornò giustamente in auge, ma questa è un’altra storia.
La chitarra elettrica
A metà del Novecento alcuni geeks musicali statunitensi cominciano a sperimentare armamentari elettrici cercando di amplificare il suono della chitarra, tradizionalmente strumento da piccolissimo ensemble e relegato alla musica popolare da sagra di paese, trasversalmente sul globo.
I loro nomi sono la Storia (con la esse maiuscola) della musica come la conosciamo oggi. In barba a Jimi Hendrix, in ombra, quasi solo un vile menestrello.
Eppure se oggi è impossibile pensare a un mondo senza chitarra elettrica, anche in questo caso lo strumento non venne accolto con gioia ovunque.
Un aneddoto interessante si può carpire da oltre oceano, proiettandosi in Brasile.
Siamo alla fine degli Anni Sessanta, quando ormai la chitarra elettrica si è diffusa in tutto il mondo e i Beatles si stanno sciogliendo. La MPB, musica popular brasileira, vive un momento di “guerra civile”, causato proprio dall’infiltrarsi del nuovo strumento tra le fila di una musica basata tradizionalmente sull’uso della chitarra classica. L’opinione pubblica si divide in due fazioni ben polarizzate, pro e contro, che si fronteggiano quasi bellicamente.
Il motivo dello scetticismo è semplice: la chitarra elettrica è simbolo dell’egemonia culturale/commerciale USA sul paese sudamericano e non si vuole contaminare quello che è un grande orgoglio brasiliano, la musica popolare.
Proprio su questo fenomeno è stato prodotto un interessante documentario per chiunque voglia approfondire l’argomento: “Uma Noite em 67”.
Per concludere, è forse illuminante un breve estratto di un discorso di Caetano Veloso, che nel 1968 prese la parola durante il Festival della MPB per scagliarsi contro il conservatorismo dei propri compatrioti:
“Ma è questa la gioventù che dice di voler conquistare il potere? Avete il coraggio di applaudire quest’anno una musica che non avevate il coraggio di applaudire un anno fa. E’ la stessa gioventù che sempre, sempre ucciderà domani il vecchio nemico che è morto ieri! Voi non state capendo niente, niente, niente, assolutamente niente“
FONTI
E. Surian, Manuale di Storia della Musica. Vol. 4. Il Novecento, Rugginenti 1995