Todd Haynes dirige il film Carol, uscito nelle sale cinematografiche italiane lo scorso 5 gennaio 2016 e che vanta i nomi di Cate Blanchett e Rooney Mara.
La trama di Carol
La storia è ambientata nella New York degli anni ’50: una timida e insicura commessa in un negozio di giocattoli (Rooney Mara) incontra una bellissima e distinta signora (Cate Blanchett). Le due donne non possono essere – o sembrare – più diverse tra loro: Rooney Mara è una ragazza mite e modesta, corteggiata da un suo coetaneo che le fa pressione affinché lo sposi e parta con lui in Europa. Lei però non sa ancora cosa fare della sua vita, perciò continua a tergiversare.
Blanchett invece si cala nei panni di una donna più matura, affascinante, alle soglie di un divorzio e madre di una bambina, che affronta il quotidiano con apparente noncuranza. Tuttavia, le due sono immediatamente attratte l’una dall’altra, fino a intrecciare un rapporto così intimo da dare una svolta a entrambe le loro vite.
I giudizi e i toni della recitazione
Basta digitare il nome del film su Google e appaiono subito i giudizi dei siti che si occupano di cinema più cliccati: Coomingson e MyMovies danno un voto di 4,4 su 5, mentre IMDb gli assegna un 7,6 su 10.
Di sicuro, i costumi e i filtri usati meritano voti tanto alti: la ricostruzione del contesto di metà ‘900 è molto accurata. Splendida anche l’estetica delle protagoniste.
Vedendo il film in lingua originale, tuttavia, si può notare come il fattore che influenza maggiormente la pellicola sia la recitazione. In attesa di sapere se il doppiaggio italiano potrà ridare carattere al film, la versione originale riporta dialoghi dal tono sommesso, frasi pronunciate quasi sottovoce, reazioni piuttosto lente.
È un film che dovrebbe comunicare forti emozioni, trattandosi di una storia a tinte drammatiche, eppure guardandolo si ha una sensazione di piattezza, come se tutti i sentimenti non espressi venissero stirati fino quasi a scomparire. La storia in sé non è particolarmente originale, ma è interessante se inserita in un contesto poco tollerante come quello dell’America di metà del secolo scorso. Peccato che sia stata poco esaltata, o comunque meno di quanto avrebbe potuto esserlo.
I personaggi, infatti, non sembrano mai davvero coinvolti emotivamente da ciò che succede loro: lasciano che tutto accada come se dovesse accadere, vivendolo quasi passivamente. È come se accettassero il trapasso degli eventi senza compiere delle vere scelte.
Questo è il giudizio sulla versione originale di Carol, ma il consiglio è quello di vederlo con il doppiaggio in italiano: forse è la volta buona in cui siamo noi a correggere un film straniero?
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