Beato il cuore che perdona: le strade della misericordia

“Beato il cuore che perdona, misericordia riceverà da Dio in cielo.” L’Inno della Giornata mondiale della gioventù risuona in queste giornate in ogni dove a Cracovia e dintorni. Bellissimo, direte voi, ma son parole autoreferenziali, che valgono solo per il mondo cattolico. Possono queste parole esser valide al di fuori del mondo cattolico? Corano e Antico Testamento alla mano, sembrerebbe di sì. E per i non credenti c’è spazio?

Uno degli epiteti più frequenti utilizzati per designare Allah o Iddio – Al-Ilah, appunto “il Dio” – e unico epiteto sostitutivo è quello di al-rahman, il misericordioso. Questo epiteto compare nell’espressione formulare che introduce ogni versetto del Corano, bi-ism-illahi al-rahmani al-rahim: nel nome di Dio clemente e misericordioso. La formula della basmala – così la chiamano i musulmani – è di comune impiego nei momenti comuni della giornata di un musulmano, come la preparazione di un pranzo halal, lecito, ma più in generale prima di ogni azione della giornata. Ma qual è il significato di rahman?

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Se prendiamo uno dei testi più famosi della Bibbia, il Miserere, troveremo l’espressione: “Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia. Con il tuo grande amore cancella il mio peccato.” Il termine misericordia è reso dall’ebraico hesed, ma l’atteggiamento caratteristico di questa misericordia è quello di Dio, definito rahammim, di una misericordia fondata sull’amore. Il termine rahum, della stessa radice semitica r-h-m dell’arabo rahman, indica il grembo materno, in cui e da cui possiamo rinascere se chiediamo perdono.

Ora, l’idea che Dio sia anche madre non è più nuova nemmeno nel mondo cristiano. Oltre alla radice r-h-m per misericordia, è il termine rih ebraico ad essere significativo perché può essere sia maschile che femminile: lo stesso dicasi per l’arabo. In Genesi 1,1-2 si dice che “lo spirito di Dio” aleggiava sulle acque: ma quale spirito, quello materno femminile o quello paterno maschile?

Può essere dunque che, anche per la teologia cristiana, esista una natura materna – oltre che paterna – di Dio che accompagni da sempre il genere umano? Papa Albino Luciani, Giovanni Paolo I, fu il primo a sostenere tale affermazione nell’angelus del 10 settembre 1978, per lo scandalo dei teologi. Lo stesso ha fatto più recentemente papa Francesco . L’idea della misericordia cristiana non è però un’idea buonista, come ha affermato papa Francesco  e come ricorda anche il catechismo della Chiesa Cattolica: “l’accoglienza della sua misericordia esige da parte nostra il riconoscimento delle nostre colpe”.

Di tutto ciò cosa può importare – è la nostra provocazione – ad un non credente? L’atteggiamento. L’umiltà di chieder perdono per i propri errori, non solo a Dio ma anche al proprio fratello. Oltre e più di questo perdono c’è la misericordia, l’aver pietà del cuore, miserere cordis, sentire insieme senza compatire il fratello che ha l’umiltà di pentirsi. Fratello che per un credente è creatura di Dio con le varie sfumature cristiana, ebraica e musulmana ma per noi tutti, credenti e non credenti, è un uomo. Perché, diceva il commediografo latino Terenzio: “sono un uomo, non ritengo alieno da me nulla che sia umano.”

Credits:

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Fonti:

Paolo Branca, Il Corano, Il Mulino, Milano, 2001

Carlo Maria Martini, Riflessioni sul Salmo “Miserere”, http://goo.gl/sSLr7I

Catechismo della Chiesa Cattolica, vatican.va. http://goo.gl/wDFbfT

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