“Ho sempre pensato ai mandanti dei delitti che hanno insanguinato Palermo e che hanno straziato la vita di centinaia di persone, molte volte innocenti, come a persone senza sguardo, […] addirittura a persone senza volto. Erano latitanti per lo Stato, certo. Ma io ho pensato a loro come a latitanti dalla condizione umana”. Sono queste le parole di Nando dalla Chiesa, poche ore dopo la morte di Bernardo Provenzano. Il boss di Cosa Nostra è deceduto il 13 luglio all’età di 83 anni, dopo 43 anni di latitanza e una vita di illegalità e morte, quella di altri però. La mano di Binnu, infatti, si nascondeva dietro a molti omicidi e alle più grandi stragi di mafia che possiamo ricordare. Insieme all’amico e compaesano Salvatore Riina, ha segnato una delle pagine più importanti, più losche e più nere degli ultimi decenni di storia italiana.
Bernardo nasce a Corleone (PA) il 31 gennaio 1933, tre anni dopo Totò Riina, da una famiglia di contadini. Da giovanissimo entra in contatto col boss Luciano Liggio, che lo affilia a Cosa Nostra, ma il vero salto di qualità lo compierà a 25 anni. È infatti il 1958 quando, durante una sparatoria per colpire dei membri del rivale clan Navarra, viene ritrovato dai carabinieri a terra ferito e viene arrestato per la prima volta.
Brutale, violento e spietato, Provenzano è il braccio armato di Liggio, insieme a Riina e ai fratelli Bagarella, durante la prima guerra di mafia del 1962-1963. È proprio al termine di questi scontri che inizia la sua latitanza. Nel settembre 1963 viene denunciato per l’omicidio di uno degli uomini di Navarra, per associazione a delinquere e per porto d’armi abusivo: Provenzano svanisce. Fa una significativa comparsa sei anni dopo nella strage di viale Lazio a Palermo, dove si guadagna il soprannome di ‘u tratturi. L’obiettivo è il boss palermitano Michele Cavataio, che egli uccide senza pietà. Falcia violentemente i suoi nemici come un trattore: dove passa lui non cresce più l’erba.
Intanto Liggio viene arrestato e alla Cupola sono proprio Riina e Provenzano a fare le sue veci: il primo minaccioso e spavaldo verso gli storici boss palermitani, il secondo più dedito al profitto e agli affari. Bernardo prende qui un nuovo soprannome, quello di ragioniere, perché crea una rete sempre più fitta di rapporti con boss, politici e imprenditori, mentre Totò scatena invece, nel 1981, la seconda guerra di mafia. Emergono qui chiaramente le differenze tra i due, che riescono comunque a raggiungere i vertici della Cupola.
Il potere dei due Corleonesi è però minato da quello Stato per molto tempo assente in Sicilia: il 16 dicembre 1987 viene emessa la sentenza di primo grado del Maxiprocesso contro Cosa Nostra, con le sue 346 condanne. Riina non ci sta e attacca direttamente lo Stato e le sue istituzioni: tra gli attentati, i più noti sono quelli del 1992, in cui trovano la morte i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Ma nel 1993 viene arrestato e Bernardo resta solo al vertice, riuscendo a cambiare strategia: l’ala stragista viene sedata e Cosa Nostra sparisce, dedicandosi solamente agli affari. È il periodo della cosiddetta trattativa Stato-mafia, che vede Provenzano come protagonista: forse è proprio grazie al suo aiuto che la polizia è riuscita ad arrestare Riina e numerosi suoi sostenitori, mentre il boss vede garantita l’incolumità. Ma su questo le indagini sono ancora aperte.
La latitanza di Binnu prosegue con una serie di blitz falliti e varie voci sulla sua morte, fino all’11 aprile 2006, quando viene arrestato dopo un’irruzione della polizia in un casolare della contrada Montagna dei Cavalli di Corleone. La sua latitanza finisce dopo 43 anni, complimentandosi coi poliziotti e stringendo loro la mano. Nella sua “carriera” ha accumulato circa 20 ergastoli, ma questo è il punto di non ritorno per Provenzano, che, condannato al 41-bis, cede fisicamente e mentalmente. Dal 2014 viene ricoverato all’ospedale San Paolo di Milano, dove trova la morte il 13 luglio scorso. Scompare così uno degli uomini più potenti dell’Italia degli ultimi decenni, l’uomo dei pizzini e degli appunti sulla Bibbia (ancora non decifrati), portandosi nella tomba i più grandi segreti della trattativa Stato-mafia. Inoltre, nonostante qualche confisca, i proventi ricavati nella sua lunga attività mafiosa non sono ancora stati trovati, identificati o tracciati.
fonti:
Bellone Paola, ”Bernardo Provenzano”, 13/07/16 , cinquantamila.it, Bcd Srl
Frequente Salvatore, ”Provenzano, da Corleone a capo della cupola. Una vita di pizzini, violenze, fuga e condanne”, 13/07/16 , Corriere.it, RCS Mediagroup S.p.a
Guidasicilia.it ”cronaca | Provenzano: Dalla Chiesa, non provo nulla, né vendetta né perdono” 13/07/16
Pipitone Giuseppe, ”Bernardo Provenzano morto, dalla strage di viale Lazio alla Trattativa: ecco chi era il ‘ragioniere’ di Cosa nostra”, 13/07/16 , ilfattoquotidiano.it ,
wikipedia.org ”Bernardo Provenzano”, 14 lug 2016
Credits:
Gabinetto Regionale di Polizia Scientifica di Palermo, autore: Polizia di Stato;11/05/2006. via wikipedia(1); wikipedia.org 15:58, 27 mag 2010 , https://goo.gl/JDutUF (2); loveworldplus.tv, Agency Reporter ”Italian mafia boss Bernardo Provenzano, 83, dies in jail”, 13/ 06/ 2016 , http://goo.gl/QjeIuu (3)