Cosa sarebbe successo se Walter White invece di diventare il più influente e spietato spacciatore del New Mexico, si fosse alleato con l’FBI per debellare la tratta della droga? Forse al posto dello pseudonimo Heisenberg, W.W. avrebbe scelto “Robert Musella” e si sarebbe infiltrato in un altro cartello, quello di Medelin. Questa sembra essere l’inevitabile parallelismo che viene in mente di fronte al nuovo ruolo di Bryan Cranston in The Infiltrator.
Nel nuovo crime drama di Brad Furman, uscito nelle sale statunitensi il 13 luglio, Bryan Cranston interpreta Robert Mazur, agente sotto copertura del Federal Bureau of Investigation che si infiltrò nel Cartello di Pablo Escobar nel 1986. L’obiettivo era di far saltare la tratta del Re della cocaina seguendo la brillante intuizione di Mazur di non seguire più la droga, quanto il riciclaggio dei soldi. Questi furono fatti confluire nella Banca del Credito e del Commercio Internazionale, facendo così cadere non solo l’impero del più famoso spacciatore di cocaina di sempre, ma anche quello dei banchieri corrotti a lui associati.
Il film riesce efficacemente a mostrarci come il percorso di Mazur per arrivare a tale successo sia stato tutt’altro che facile. Così, nello spazio della narrazione Cranston/Mazur si dovrà dividere tra due vite, e danzare abilmente dalla figura di uomo di famiglia rispettabile e amorevole, sposato con Evelyn (Amy Ryan), a quella dello spacciatore senza scrupoli, fidanzato con Kathy (Diane Kruger), e che deve guadagnarsi la fiducia di Escobar. Non dovesse convincere l’entourage di Escobar, il suo destino sarebbe segnato, perché “Una mossa sbagliata, e siamo morti”.
Ma la morte non è il solo pericolo. Come la parabola di Walter White ci insegna, il pericolo più grande è forse il perdersi nel proprio alter ego, dimenticando sé stessi poiché soggiogati dal potere e dai soldi facili. Questo non sembra però il destino di Mazur, che fino alla fine riesce a mantenere la propria integrità, e convince tutti. Ed è anzi inquietante come il protagonista passi da un personaggio all’altro, con una facilità che ci fa quasi dubitare della sua effettiva onestà. Ma questo è senz’altro merito di un abilissimo- come sempre- Cranston.
L’interpretazione del pluripremiato attore sembra possa assicurarci uno studio psicologico efficace del personaggio, nonostante siano in molti a puntare all’inefficacia della sceneggiatura. Ma si sa, spesso grandi attori riescono a salvare da soli i film, e in ciò Cranston è senz’altro aiutato da un cast d’eccezione.
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