di Elena Bello
PARTE II
Le teorie di Julian Jean Cesar Legallois videro la luce a partire dalla fine degli anni Venti del XX secolo, grazie allo scienziato sovietico Sergey Bryukhonenko, famoso per il suo contributo medico in merito all’operazione a cuore aperto. Per tale scopo, Bryukhonenko ideò l’Autojektor, una macchina dotata di pompe in grado di simulare le funzioni di cuore e polmoni, che venne impiegata preventivamente nel 1939 attraverso una serie di esperimenti su cavie animali. Il più celebre tra questi esperimenti fu quello attuato su teste di cane, per cui una testa collegata alla sua macchina, poteva mantenersi in vita e reagire a diversi stimoli. Un risultato raccapricciante ma allo stesso tempo stupefacente, che riscosse un prestigioso interesse da parte di tutto il mondo. Sul web, per gli stomaci più allenati, è possibile trovare alcuni video che documentano l’impresa. In questi è possibile vedere la reazione della testa canina a vari stimoli: a seguito di un rumore il capo sussulta e si muovono le orecchie in direzione della fonte sonora, le pupille si dilatano e si restringono in funzione della luce, la lingua e la bocca reagiscono agli stimoli gustativi quando gli viene offerto del cibo. Un risultato eccellente quello di riuscire a mantenere vivo un arto, ma il progresso non si fermò, poiché anche se autonomo era comunque vincolato ad una macchina e quindi non era sufficiente.
Lo scienziato russo Vladimir Demikhov, nel 1954 superò ogni aspettativa, sbalordì i colleghi e impressionò il mondo quando presentò pubblicamente il suo cane a due teste: un cane adulto sano con impiantate la testa, le spalle e le zampe anteriori di un cucciolo. Il cuore del cane di supporto riuscì a mantenere vivi entrambi gli organismi che condividevano così lo stesso sistema circolatorio pur avendo due teste e quindi due cervelli funzionanti indipendenti.
La competitiva risposta americana arrivò con il dottor Robert White (morto nel 2010) che, durante la sua carriera, eseguì oltre 10.000 interventi chirurgici e pubblicò oltre 900 testi in merito alla neurochirurgia clinica, all’etica medica e all’assistenza sanitaria.
White, valutando la realizzabilità di un trapianto di cervello sull’uomo, a partire dagli anni settanta condusse una serie di esperimenti su primati. Le scimmie che subirono il trapianto totale del corpo dimostrarono di avere coscienza di se stesse, dell’ambiente e di avere reattività agli stimoli. I trapianti su scimmie viventi riuscirono, tuttavia gli individui rimasero paralizzati dal tronco in giù, come lo stesso White aveva previsto. Questo perché dal collo in giù era stata recisa la spina dorsale e quindi il corpo di base fungeva essenzialmente da “autojektor”. Man mano White perfezionò queste operazioni al punto che la testa trapiantata poteva resistere a tempo indeterminato sul suo nuovo corpo, ad ogni modo, dopo pochi giorni gli animali, incapaci di muoversi per via dell’operazione, venivano soppressi. Ancora una volta il problema principale era l’impossibilità di riuscire a collegare le fibre nervose del capo innestato al sistema nervoso del corpo ospite. A seguito della diffusione dei risultati medici da lui condotti, divenne ben presto bersaglio dei manifestanti animalisti, specie dagli attivisti PETA, che lo condannarono per le sue azioni giudicate prive di scrupoli etici. Fino alla fine della sua vita Robert White sostenne la fattibilità pratica di trapianti di testa sull’uomo, che tuttavia, per le scoperte mediche dei suoi tempi, avrebbero prodotto individui coscienti e vivi ma tetraplegici. White per i suoi successivi esperimenti non riuscì mai ad ottenere i finanziamenti necessari, cosciente anche del fatto che l’opinione pubblica non era ancora pronta ad accettare una simile sperimentazione (nonostante vi fossero già persone paralitiche pronte a farsi avanti come volontari per l’intervento), non eseguì mai l’esperimento sull’uomo, ma immaginò la riuscita dell’operazione per il XXI secolo. Che sia l’onda colta dal nostro chirurgo connazionale?
Xiaoping Ren e Sergio Canavero hanno iniziato da tempo una stretta collaborazione e recentemente hanno pubblicato un articolo inerente al caso, incitando all’attuazione del progetto scientifico sugli umani. Di contro, come abbiamo visto, per via delle complicanze dell’operazione, la comunità scientifica si è sempre detta scettica sulle reali possibilità di eseguire con successo un simile trapianto, inoltre non è secondario l’aspetto etico.
I volontari non mancavano in passato e non mancano neppure oggi, infatti, persone affette da paralisi o da gravi forme di distrofia muscolare, avrebbero così la possibilità (per ora rischiosissima e remota) di ricevere da un donatore un nuovo corpo, dal collo in giù. Valery Spiridov ad esempio, un giovane trentenne russo affetto da atrofia muscolare spinale degenerativa, è uno dei volontari che si sono offerti per il trapianto di testa e che hanno riposto le loro speranze di una vita migliore nella tecnologia e nel progresso medico.
Canavero ha spiegato che l’intervento non potrà essere realizzato in Cina per questioni “etiche e biologiche” e la scelta migliore sarebbe quella di operare in Russia o in Paesi europei, “dove però non ci sarebbe volontà politica di procedere”. «Io sono soltanto uno strumento – sostiene il chirurgo – spetta alla società stabilire se utilizzarlo o meno».
Le opinioni dei chirurghi si disgiungono: da un lato vi sono coloro che ritengono che un intervento del genere sia per ora impossibile, mentre alcuni esperti ritengono che le varie fasi dell’operazione siano teoricamente possibili ma che lo scoglio più grande da superare sia sempre la connessione delle fibre nervose del ricevente al midollo spinale del corpo del donatore.
A confrontarsi e ad informarsi sul lavoro del dottor Canavero sono oltre duemila persone, riunite nella pagina Facebook “Dr. Sergio Canavero Discussion”. Scorrendo i post si trovano tutti i progressi e le news sulla sua ricerca, che per essere attuata ha bisogno soprattutto del via libera da parte degli enti politici ed istituzionali nonché di fondi economici.
Fonti: https://it.wikipedia.org www.tgcom24.mediaset.it www.leggo.it
Credits:
Foto di copertina: Henry Vandyke Carter, via Wikimedia Commons
Foto1:By Public domain, via Wikimedia Commons
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