Lima

Lettere peruane #4. Intervista ad un ristoratore italiano a Lima

La migrazione italiana

Italiani popolo di navigatori e migratori. Siamo un popolo che viaggia, che si mette in discussione. Era la fine del 1800 quando molti italiani lasciarono la loro terra natale per andare in praticamente tutti i continenti di questo pianeta. Da allora, la nostra vena migratoria non è mai finita, nemmeno oggi, che il nostro paese si potrebbe affermare sviluppato.

Forse nei giorni d’oggi la migrazione è variata, non è più quella delle famiglie che vendevano tutto per un biglietto per New York o Sydney. Però è quella dei giovani, che non soddisfatti di quel che offre il nostro paese, vogliono andare per il mondo e provare a mettersi in gioco da altre parti. Sicuri del fatto che la cultura della terra madre possa sempre darci quella forza e capacità per affrontare qualcosa di nuovo in qualche posto lontano da casa.

In Perù la migrazione italiana è parte della cultura del paese. Basti pensare che nel Callao, il porto di Lima, vi è una casa di Garibaldi. Passato per il paese che fu degli Inca prima di dar onore alla patria. E così tanti altri italiani. Difatti non è difficile incontrare cognomi italiani qui nel Perù ed è molto facile che qualcuno che provenga specialmente dalla costa abbia antenati del nostro paese.

Intervista ad un ristoratore italiano a Lima

Così il rapporto Italia-Perù non è mai finito, e ancora oggi, la comunità italiana in Perù è una delle più grandi del paese. Tra i nuovi viaggiatori si trova di tutto. Da ingegneri fino a semplici fotografi. Io ho avuto il piacere di incontrare Stefano Di Ponzana. Milanese, 28 anni, da circa 2 a Lima, dove lavora nel suo ristorante di cucina emiliana: Il Manduco. Un ristorante prettamente italiano, dove si trova il caffè espresso, l’Amaro Lucano e tanti altri prodotti della nostra tavola. Proprio nel centro di Lima, a Barranco, il quartiere Bohème della capitale peruviana.

Incontrandoci in quel di Lima, non è stato difficile finire a chiacchierare di un po’ di tutto. E così ho deciso di testimoniare questa realtà, la realtà dei giovani italiani all’estero. Spesso li chiamano “Cervelli in fuga”, una espressione divenuto a tal punto mediatica da far provare il rifiuto a chi ne avrebbe il titolo. Io preferisco chiamarli emigrati. Perchè se ancora oggi vi è un sentimento tra noi giovani che ci porta, per necessità, per aspirazione, all’estero, allora lasciateci il nome che ci spetta, perchè emigrare è parte degli uomini, della storia, di chi non si rassegna, è parte della nostro cultura, e bisogna solo esserne fieri.

Da quanto tempo lavori nella ristorazione e come hai iniziato?

Ho iniziato lavando le tazzine in un ristorante di Arona, sul lago Maggiore a 15 anni in estate, poi sono passato a Rimini dove ho fatto gavetta in ristoranti sul lungomare come cameriere.
La cucina invece l’ho sviluppata ed imparata in casa e per diletto.

Come mai la scelta di emigrare e cosa vuol dire essere ristoratori italiani all’estero?

Scelsi di emigrare perché non vedevo grandi possibilitá in Italia per me in quel momento; i lavori che facevo non mi davano molta prospettiva futura, e mi dicevo: ho 25 anni, sono single e in piena salute. O ora o mai piú.
Essere ristoratore italiano in Perú significa affrontare a volte pregiudizi, vicini ristoratori che ti guardano male, non è una passeggiata ma se vuoi fare una cosa con passione, la fai.

Come viene accolto il nostro cibo dalla clientela?

Spesso non é quello che la gente di quá si aspetta, quindi l’assaggio é curioso e circospetto, peró posso dire di aver giá conquistato diversi clienti affezionati.

Di cosa ha bisogno il marchio italiana quando é all’estero?

Di essere sfatato dei miti, dalle banalitá create dalla cucina internazionale ed associate alla cucina italiana. Bisogna promuovere quella larghissima fetta di prodotti regionali semi-sconosciuti fuori dalla loro regione.
Sono convinto che la cucina italiana non abbia eguali nel mondo e che abbia un grande potenziale ancora in parte da sviluppare, c’è molto da fare.

Il tuo piatto forte?

Al Manduco é tutto buono. La cucina emiliana é la specialitá.
Mi hanno detto che faccio bene il ragú; lo faccio con una ricetta tutta mia. Ma anche sui secondi di carne siamo molto forti. Il mio piatto forte? Se passate per Lima lo assaggerete!

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