L’ultimo concerto di Alicia Keys
Se mai foste andati all’ultimo concerto di Alicia Keys, all’ingresso, oltre al routinario controllo, vi avrebbero distribuito degli strani sacchetti di plastica. Vi sarebbe poi stato richiesto di riporvi il cellulare. I sacchetti, prodotti dalla startup Yondr, si sarebbero chiusi automaticamente una volta entrati in sala impedendovi di scattare foto e fare video nel pieno rispetto dello spettacolo, dell’empatia che lega il fan alla musica dell’artista e dei diritti d’autore.
Il caso di Adele
Se vi sembrano eccessive le misure prese dall’artista newyorkese per evitare che la propria musica finisca sul web senza riconoscere nessun diritto d’autore, basti considerare che sono decine gli artisti italiani e internazionali che ai propri concerti hanno chiesto al pubblico di spegnere gli smartphone. Per non parlare di chi ha rimproverato i fan di fare video con i propri telefonini: è il caso di Adele che a un concerto all’Arena di Verona ha rimproverato una fan che filmava:
Si puo’ godere tutto dal vivo piuttosto che attraverso la telecamera.
Ma le star non si sono fermate ai semplici richiami o alle misure preventive. Il 29 giungo, con una lettera sottoscritta da circa mille artisti internazionali (tra cui Ed Sheeran, i Coldplay, gli ABBA, Fedes e Laura Pausini), indirizzata al Presidente della Commissione europea Jean-Claude Junker, hanno accusato You-Tube di sottrarre valore economico alla propria attività. Il value gap (discriminazione remunerativa) è causato dal caricamento dei contenuti musicali sul web “che di fatto sottraggono valore alla comunità musicale, agli autori e agli artisti” (La Repubblica, 1 luglio 2016).
Il mercato illegale della musica
L’industria e il mercato della musica sono stati duramente colpiti dall’avvento, all’inizio del millennio, di Internet e di siti come Napster. Questi siti hanno permesso a utenti di tutto il mondo di fruire di musica gratis e illimitatamente. Oggi, il mercato della musica illegale turba ancora i sogni della major e degli artisti. Tuttavia, la risposta al “free download” di musica è arrivata proprio dal tanto temuto Internet. Grazie a servizi streaming come Spotify o Apple Music, Internet ha dato nuova linfa al mercato.
Spotify
Oggi Spotify puo’ contare su 100 milioni di abbonati (di cui 25 milioni paganti) e circa 30 milioni di brani musicali. Nel 2015, i ricavi derivanti dal digitale hanno contribuito per il 45% ai ricavi totali. Hanno superato il comparto fisico e hanno segnato, per la prima volta dai tempi di Napster, un notevole rimbalzo nel fatturato globale del 3,2%. Non solo, crescono del 45% i ricavi derivanti dallo streaming grazie alla spinta propulsiva di piattaforme come Spotify che hanno “democratizzato” e diffuso il consumo di musica rendendolo accessibile in tutto il mondo.
Se la crescita dei servizi legali di streaming non è bastata a rassicurare gli artisti, certo ci ha pensato Apple. Infatti grazie a alla recente approvazione di un brevetto che permette di bloccare le fotocamere dei telefonini in luoghi come cinema o sale da concerto, essa si propone come il nuovo paladino dei diritti discografici (Il Corriere della Sera, 1 luglio 2016).
Tuttavia lo scontro in corso tra major e artisti da una parte e un meglio non specificato web, in cui ricade anche You-Tube. Dall’altra sembra di certo non essere vicino alla conclusione.
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