Amore impacciato
Vorrei raccontarti della mia gamba che
si è addormentata, esattamente adesso.
Ma devo fare presto,
mettere le mie collant preferite
e raggiungerti a Milano.
Sotto i portici della galleria Vittorio Emanuele 2°.
Lui bellissimo, io, non lo so.
Ancora oggi non riuscivo a darmi un giudizio.
Decidiamo di passeggiare,
Via Torino.
Chiacchieriamo.
Io sorrido molto.
Sono felice di trovarmi in quel momento.
Felice di essere dove sono.
Colonne di San Lorenzo.
Lui mi sorride. Mi scruta.
Lo vedo che cerca di capire qualcosa che forse non dico.
Parli moltissimo, ma mai di te. Mi dice.
Ho paura di parlare di me. Dico.
Ti va una birra? Più in là c’è un bar. Magari poi ci sediamo. Dice.
Ho voglia di ascoltarti. Dice.
Arrossisco, acconsento.
Porta Ticinese.
Ci sediamo.
Un venditore di rose. Sei bellissima. Mi dice.
Io sorrido. Arrossisco. Ringrazio.
Lui compra un rosa per me.
Il venditore di rose se ne va.
Mi ero accorto già da prima del venditore di rose, che sei bellissima. Mi dice.
Gli occhiali non li hai portati stasera? Gli dico.
Questa è per te. Mi dice.
Non ti piace? Mi dice.
Delle rose mi piacciono solo i petali. Gli dico.
Che giorno è oggi? Mi dice.
Il dieci. Gli dico.
Comincia a staccare i petali, bellissimi e rossissimi e grandissimi della rosa.
Ne stacca dieci, poi lancia via la rosa.
Questi dieci petali sono per te. Mi dice.
Impazzisco. Mi dico.
Li conservo tutti e dieci nel mio Moleskine.
Lo rimetto dentro al mio zaino.
Vorrei ringraziarti. Gli dico.
I tuoi occhi l’hanno fatto per te. Mi dice.
Mi bacia, romanticamente, in porta ticinese.
Dieci baci.
Dieci petali.
Dimmi qualcosa di te. Mi dice.
Quante? Gli dico.
Dieci. Mi dice.
Prima voglio altri dieci baci così scatta la mezzanotte,
ed è l’undici, e te ne dico undici. Gli dico.
Undici? Undici mi piace. Mi dice.
Ci baciamo? Ci diciamo.
Contemporaneamente.
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