Tra le infinite bellezze che mi è capitato di visitare durante i miei viaggi nel sud Italia c’è sicuramente il Ragusano e, più precisamente, il Castello di Donnafugata. È una dimora nobiliare del tardo ‘800, costruita sulla struttura di una vecchia torre duecentesca dal barone Corrado Arezzo.
Di questo castello, la prima cosa che attira l’attenzione è sicuramente il nome, che, nonostante non abbia nulla a che fare con una donna fuggita, (ha, infatti, origini arabe, da “Ain-jafat” ovvero “fonte di salute”) richiama comunque la leggenda quattrocentesca secondo cui una giovane donna fu tenuta prigioniera nel castello. La donna in questione era la regina Bianca di Navarra, che fu rinchiusa in una delle molteplici stanze di questo castello dal perfido conte Bernardo Cabrera, poiché egli aspirava alla sua mano, e che riuscì a scappare attraverso le gallerie che conducevano alla campagna. Ovviamente si tratta solo di una leggenda, dato che è stato provato come, a quel tempo, il castello non fosse stato ancora edificato e mera leggenda furono anche sua crudeltà e l’astuzia del conte: si diceva che egli avesse un tesoro prezioso – una capra tutta d’oro -, che sarebbe apparsa dal luogo del nascondiglio solo dopo un complicato incantesimo; o che facesse fare una brutta fine a chiunque lo ostacolasse.
La maggior parte della costruzione dell’Ottocento si deve al barone Corrado Arezzo, uomo politico e di studi, che rese il castello uno dei centri più importanti per la vita mondana di quel tempo.
Il castello si estende su tre piani e conta 120 stanze, di cui 20 sono visitabili e dispongono ancora degli arredi e degli affreschi originali. Ogni stanza era ben arredata e aveva una funzione diversa dalle altre: vale la pena citare la stanza della musica, con i dipinti a trompe l’oeil, e la sala principale, con due antiche armature e gli stemmi dei bastioni di tutte le famiglie nobili di Sicilia.
Ma la caratteristica più particolare è il parco di 8 ettari che si trova intorno al castello, dotato di molti generi di piante e singolari divertimenti pensati per intrattenere gli ospiti, come il labirinto in pietra, il tempietto circolare o le grotte artificiali con le stalattiti. Il barone, essendo un gran burlone, aveva fatto disporre per il parco anche numerosi scherzi di cui spesso i suoi invitati cadevano vittime; i più famosi erano: un sedile con vicino un irrigatore che si azionava nel momento in cui qualcuno si sedeva sulla sedia; un monaco di pezza che saltava fuori quando si apriva una determinata cappella, suscitando immenso spavento; oppure delle tombe vuote sparse per il giardino con l’intento di terrorizzare le giovani fanciulle, che poi erano prontamente consolate dal barone.
Il castello di Donnafugata è un luogo particolare e insolito, perfetto per coloro che vogliono perdersi nell’epoca dei “gattopardi”, invece, per coloro che vorrebbero prendere subito l’aereo ma non possono, il sito del comune di Ragusa rende possibile un piccolo tour 3D di alcune stanze (qui), così che nessuno possa perdersi la sua bellezza.
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