L’alba del 24 Giugno 2016 scandisce l’inizio di un nuovo giorno.
Come il canto di un gallo, riecheggia nel mondo l’annuncio che nessuno aveva veramente preso in considerazione: con il 51,9% dei voti, il Regno Unito ha deciso di uscire dall’UE.
Nessuno se lo sarebbe immaginato, forse, come riportano gli inviati di SkyTG24, neanche chi ha votato OUT si sarebbe immaginato un tale scenario, tanto che anche tra i “Leavers” non festeggiano la vittoria. Non si riesce effettivamente a capire se sia un voto espresso con cognizione di causa o per moda, sentito dire o altro ancora.
L’incertezza è il sentimento dominante in una giornata dove fin da subito le istituzioni europee cercano di ribattere con forza. Martin Schulz, Presidente del Parlamento Europeo, si dice fortemente deluso, ma manda subito un messaggio chiaro: “Non si torna indietro, ora occorre decidere se seguire il risultato del referendum o meno, senza negoziazioni“. Questo è stato un referendum consultivo, cioè dove le istituzioni e le forze politiche chiedevano un parere al popolo sulla questione: per questo motivo ora l’iter prevede il passaggio della “patata bollente” al parlamento.
Ciò che è chiaro a questo punto è che le forze politiche elette il 7 maggio 2015, non rappresentino le nuove volontà e preferenze del popolo e che quindi, per decidere definitivamente cosa fare con l’UE, sarà necessario il ricorso a nuove elezioni.
I britannici saranno in grado di scegliere oculatamente o continueranno sul filone dell’indifferenza?
Marine Le Pen, è la prima a festeggiare il risultato tramite un tweet, invocando la “FREXIT” e pronosticando l’effetto domino di euroscetticismo negli altri paesi membri. Non sappiamo come si comporterà un’Unione al momento ancora sotto shock per il risultato. Di sicuro non ha alcuna intenzione di farsi vedere vulnerabile ai movimenti “antieuro” sparsi per il continente, ma sarà veramente in grado di farlo?
Secondo Graham Watson, liberal-democratico inglese e parlamentare europeo, come è storicamente riuscita a fare, l’Europa sarà in grado uscire da questa crisi, di trarne vantaggio e ulteriore forza. Se molti pensano che questa possa essere la fine dell’Europa, si sbagliano e di grosso, perché se c’è qualcuno che è “alla frutta” è proprio il Regno Unito, sostiene il parlamentare. Questo perché vedendo anche chi ha votato per restare nell’UE, sembra proprio che la Scozia, che invoca la separazione dall’UK, non abbia alcuna intenzione di rinunciare all’UE, così come l’Irlanda del Nord.
Ora come ora, solo una cosa è certa. I danni economici che si temevano hanno subito avuto riscontro nella realtà, aggravati dal fatto che fino a ieri i mercati hanno puntato fortemente sul risultato opposto a quello che si è alla fine delineato.
La sterlina è ora preda degli speculatori, toccando il minimo di 1,36€, dopo l’1.50€ dei giorni scorsi, e anche il principale titolo inglese rischia in un solo colpo la quotazione di massima affidabilità di Tripla A di Standard & Poor’s.
Chiaramente, gli altri mercati subiscono il contraccolpo, soprattutto quelli direttamente legati alla London Stock Excange, come Piazza Affari. Il panico generale ha fatto chiudere le borse asiatiche con un calo circa del 7%, ma l’apertura europea è ancora più drammatica: i principali listini hanno aperto tutti intorno al -9/-10%. Sembra quasi che i mercati stiano dicendo che questo voto sarà l’inizio della fine dell’Ue, e ben conosciamo la forza economica e politica dei mercati: per questo è necessario far cambiare loro idea rassicurandoli che il futuro dell’Unione sia quello prevista dal deputato Watson.
L’incertezza regna sovrana in una giornata nella quale il risultato di Brexit sembra aver lobotomizzato un intero continente, se non tutto il globo.
FONTI