Jonatan Aron Leandoer Håstad, in arte Yung Lean, è un artista svedese classe 1996.
Inizia ufficialmente la sua carriera nel 2013 quando pubblica Unknown Death 2002, mixtape che lascia sin da subito stordito il pubblico del web.
In bilico tra la critica che lo vuole idolo e coloro che invece lo proclamano “carcinoma della musica”, Yung Lean, di fatto, diventa cantante rap virale ed accresce la sua visibilità esponenzialmente col passar del tempo.
Oggi, Jonatan, ha un suo tour che è arrivato un poco in tutto il mondo, due studio album auto-prodotti ed un pubblico quanto mai vasto e variegato.
Ma come è stato possibile che un adolescente, autonomamente, sia riuscito a creare attorno a sé una comunità (poiché di comunità si parla) tanto grande?
Yung Lean è prima di tutto immagine, utilizzando gergo volgare potremmo dire meme. Sin dagli esordi si è proposto, alcune volte in maniera ironica ed altre volte no, come icona di un movimento, coniandone il nome: sadboys.
Stiamo parlando di una generazione dilaniata e viziata, nata a cavallo tra gli anni ’90 ed il 2000, cresciuta durante il boom di internet. Yung Lean esprime il disagio ed il vuoto di ragazzi che sono venuti al mondo vivendo da una parte la bellezza concreta di una figurina collezionabile, e dall’altra il fascino atroce delle realtà virtuali, delle console da gioco, del web…
Che il cantante fosse pienamente consapevole di tutto questo, non è cosa certa. Ma siamo sicuri dell’impero mediatico che si è costruito attorno e questo, che faccia piacere o meno, lo si deve riconoscere.
Hurt è un brano che fa parte del primo mixtape rilasciato dall’artista. É una canzone che come molte altre richiede, di fatto, un ascolto cosciente mescolato assieme alle visuals del video ufficiale. Il testo è quasi imbarazzante, la voce stonata fuori tempo, la base musicale ricorda una brutta copia di qualche canzone trap, dai toni orientaleggianti. Eppure, il tutto risulta dannatamente affascinante, tanto che oggi il video ha raggiunto 8.000.000 di visualizzazioni. Bucket hat, thè Arizona, figurine da gioco dei Pokémon, modelli tridimensionali computerizzati degli anni novanta, Word-art, playstation, droghe leggere e molta nostalgia: è questo il cocktail ed è efficace.
Lo specchio di una generazione dilaniata, vuota, a singhiozzi cosciente.
23 settembre 2014, esce Unknown Memory. Primo album vero e proprio, è un successo. Odiato e amato, Yung Lean inizia ad implementare il sound dei suoi lavori, matura. Yoshi City è il singolo che viene lanciato. Col suo video raccoglie ancora più critiche, di ogni genere, da ogni dove. Arriva il primo tour europeo. Arriva il vinile. Arriva il sito web. La capacità con la quale si espandono il cantante ed il suo gruppo di sadboys è impressionante. Pochi mesi fa, infine, il 28 aprile 2016, esce Warlord. Ultimo lavoro che viene accompagnato da un tour quasi globale.
E’ stata una vera e propria escalation dai toni ironici ed infantili, spesso esagerati, la quale però al di là di un prodotto musicale che può piacere o meno, ci fa pensare ad una realtà vera, presente, che molti giovani in tutto il mondo condividono. Yung Lean, in questo modo, può essere letto come espressione di una devianza underground che esiste e non si può non considerare.
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