Alessandro, figlio di Filippo II di Macedonia e della terza moglie Olimpiade, nacque a Pella il 20 luglio del 356 a.C.
Dagli 11 ai 13 anni ebbe come maestro Aristotele che gli insegnò l’arte e la lingua greca. Importanti per la sua formazione furono la lettura dell’Iliade e dell’Odissea, opere dove é esaltato il valore militare unito all’intelligenza.
Nel 340 a.C., a 16 anni, a causa di un’assenza del padre, impegnato in una spedizione nell’Ellesponto, il giovane assunse il governo della Macedonia svolgendo le funzioni di re. Negli anni successivi si distinse in battaglia portando al successo importanti campagne militari come la battaglia di Cheronea (338 a.C.), in cui riuscì a sconfiggere i tebani ponendosi alla testa della cavalleria, Filippo diventò arbitro di Grecia e Alessandro fu mandato ad Atene tra i messi macedoni.
Dopo questa battaglia, e in seguito all’abbandono di Olimpiade da parte di Filippo II per sposare Cleopatra Euridice, nipote di Attalo, presero sempre più campo forti contrasti fra Alessandro e il genitore, che si risolsero solo con la morte di quest’ultimo per mano di un ufficiale macedone a Ege.
Secondo alcuni storici, Pausania fu assoldato proprio da Alessandro e Olimpiade per vendicarsi dell’esilio del 337 a.C., o comunque i due avrebbero avuto un qualche ruolo, non di certo marginale, in questa morte.
Alessandro, acclamato re da un esercito entusiasta, si occupò presto di eliminare i possibili pretendenti al trono, facendo uccidere il fratellastro, figlio di Cleopatra Euridice e del padre. Dopodiché iniziò a dimostrare la sua forza militare: nel 335 a.C. soffocò la rivolta di Tebe che venne distrutta, rendendone schiava la popolazione.
A questo punto formò con i greci la Lega di Corinto e si avviò a conquistare la Persia con 40 mila uomini e 160 navi. Liberò le pòleis greche in mano ai persiani e nella battaglia di Isso nel novembre del 333 a.C. sconfisse Dario III facendolo fuggire a Babilonia.
In seguito occupò la Siria, la Fenicia e poi conquistò l’Egitto persiano dove fondò la prima città di Alessandria. Proseguì quindi il suo viaggio dirigendosi in Mesopotamia e conquistando le più importanti città persiane (Babilonia, Susa e Persepoli). Egli non voleva apparire un conquistatore feroce, ma un buon sovrano e, anche per questo, sposò una giovane nobile, figlia di un re persiano e favorì i matrimoni misti tra gli uomini del suo esercito e gli indigeni. Instancabile conquistatore, Alessandro continuò la sua marcia vittoriosa nei territori del medio oriente, spingendosi fino all’India settentrionale.
A questo punto le truppe erano sfinite e il fiume Indo si rivelò un ostacolo troppo grande da superare in quel momento. Il giovane condottiero si rese conto che il suo vasto impero aveva bisogno della sua presenza, quindi ritornò in Persia e sposò la figlia di Dario. In questo modo volle dare un concreto esempio di quella integrazione fra differenti culture che fu un caposaldo del suo modo di governare.
Alessandro rispettò le tradizioni e ammise usi, costumi e religioni di tutti i territori che facevano parte dell’impero. Contemporaneamente volle diffondere la cultura e l’arte greca e per questo chiamò alla sua corte artisti famosi, come lo scultore Lisippo e il pittore Apelle. Fondò inoltre nuove città: le 34 “Alessandrie” furono centri d’irradiazione della civiltà greca, anche se non tutte raggiunsero la fama e il prestigio culturale che ebbe invece Alessandria d’Egitto.
Alessandro muore a Babilonia al culmine del suo potere, mentre sta preparando una spedizione contro gli arabi, si ammala il 29 maggio e viene portato via da una violenta febbre, all’età di 33 anni il 10 giugno del 323 a.C., in un giorno descritto dai cronisti come cupo e nuvoloso.
« Tutti mi amarono come re, solo Efestione come Alessandro» avrebbe detto il macedone in fin di vita ai cronisti del suo seguito.
E dopo la morte andò anche peggio: nessun Efestione si occupò più, per almeno una ventina di secoli del giovane uomo e di ciò che aveva costruito.
Con la fine di Alessandro crolla anche il suo impero: senza la nomina di un successore e in mancanza di una guida forte, i diadochi si sentirono autorizzati a formare regni propri.
I 40 anni successivi alla sua dipartita videro una serie infinita di intrighi sanguinosi e guerre. La situazione si stabilizzò intorno al 280 a.C. circa. A quella data i diadochi erano quasi tutti scomparsi e con loro era svanita anche l’illusione di riuscire a ricreare il grande impero universale, a cui Alessandro aveva per breve tempo dato vita. Tre furono i regni più vasti: quello d’Egitto con Tolomeo II, quello d’Asia, che corrispondeva per estensione all’antico impero persiano, con Antioco I, ed infine quello di Macedonia con Antigono Gonata.
Alessandro non voleva morire, la sua personalità era talmente forte che 23 secoli dopo l’espressione di quel desiderio di gloria eterna siamo ancora qui ad accontentarlo.
Credits: