L’estate si avvicina e i ritardatari si stanno affrettando a prenotare per le vacanze: mare, montagna, città d’arte… Ma chi non sogna una settimana di completo relax in una paradisiaca spiaggia delle Maldive, l’acqua cristallina e lo snorkeling nella barriera corallina?
Qui sta il problema: la barriera corallina. Quest’immenso patrimonio da proteggere si sta degradando in maniera repentina. I primi segni di malessere ambientale sono cominciati nel 2014 dalle Hawaii, poi è stata la volta dell’Australia a inizio 2016. Ora le Maldive.
In Australia i coralli diventano bianchi
La Grande barriera corallina australiana, con i suoi 2300 km, è la più estesa al mondo ed è visibile persino dallo spazio. È composta da più di 2900 barriere singole e da 900 isole, e al suo interno sono presenti miliardi di polipi del corallo. Si tratta di minuscoli organismi che si radunano in colonie, dando vita a spettacolari formazioni, le barriere coralline. Da qualche tempo, però, sta accadendo qualcosa di sconvolgente: i coralli stanno perdendo colore.
Lo sbiancamento dei coralli è un fenomeno dovuto anche all’innalzamento della temperatura dei mari, diretta conseguenza del riscaldamento globale. Questo fenomeno non causa solo la perdita del colore della barriera, ma anche un cambiamento di tutto l’ecosistema, e mette a rischio la sopravvivenza di numerose specie marine. I vari microrganismi qui presenti sono molto sensibili all’inquinamento e alle variazioni di temperatura, e infatti stanno espellendo un’alga che garantisce loro nutrimento e il loro caratteristico colore.
Gli scienziati australiani del Center of Excellence for Coral Reef Studies (ARC) della James Cook University, che hanno a gran voce sottolineato la gravità del problema, affermano che un fenomeno del genere è già avvenuto nel 1998 e nel 2002.
Tali segni sono ancora visibili, ma è la velocità con cui l’attuale sbiancamento si sta espandendo, ad allarmare. Da non sottovalutare il fatto che la maggior parte delle economie delle zone colpite si basano sul turismo legato proprio alla barriera corallina.
Solo il 7% della Grande barriera si è salvato per ora, ma non è ancora al sicuro. I team di sommozzatori impegnati nella documentazione del fenomeno hanno constatato in alcune aree quasi il 50% di mortalità dei coralli sbiancati: una vera e propria strage. Il Comitato Unesco per il patrimonio mondiale, lo scorso anno, è giunto a minacciare l’inclusione della Grande barriera nella lista nera dei siti in pericolo se il governo australiano non avesse preso provvedimenti.
Ma l’Australia da sola non può molto. Sono intervenuti nella vicenda anche Greenpeace e WWF, sostenendo la necessità di un intervento rapido e di nuove politiche energetiche globali. Infatti, solo con una riduzione delle emissioni di CO2 e quindi dell’uso di combustibili fossili sarà possibile compiere un’azione efficace sul medio e lungo termine. E si torna ad uno dei più grandi problemi attuali: quanto si dovrà attendere ancora prima di puntare davvero sull’efficienza energetica e sulle fonti rinnovabili?
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pixabay (immagine 1 e 2)
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