Ci ritroviamo catapultati di nuovo a Wonderland, con Alice attraverso lo specchio, secondo capitolo firmato da James Bobin e prodotto da Tim Burton, già regista del primo film, Alice in Wonderland. Nel paese dove niente è impossibile, ricompaiono gli “insoliti noti”: Bianconiglio, Regina Bianca, Stregatto, Panco Pinco e viceversa, capitanati da una nuova Alice (Mia Wasikowska), ormai cresciuta e sicura di sé, capace addirittura di affrontare un mare in tempesta.
La giovane, attraversando uno specchio magico, raggiunge il Sottomondo per aiutare il Cappellaio (Johnny Depp) che ha perduto la sua vena colorata di follia, ed è convinto che la sua famiglia sia sopravvissuta all’attacco del Ciciarampa, creatura mostruosa della Regina Rossa.
In questo sequel si ritrova sicuramente l’atmosfera fiabesca e gioiosa: i costumi bizzarri colpiscono come sempre, rendendo il Paese delle Meraviglie un luogo magico e intrigante. Il film tuttavia risulta a tratti banale e poco originale nei suoi cliché sul tempo e sull’importanza della famiglia. Non offre certo molti spunti di riflessione e il finale è tristemente prevedibile.
Una nota di merito è da attribuire alla personificazione del Tempo (Sacha Baron Cohen) e ai suoi scagnozzi i Secondi. Inoltre nel film ci sono diversi richiami dal mondo dell’arte come per esempio gli uomini frutta-verdura dell’Arcimboldo come servitori della Regina Rossa, un cameo interessante.
È sicuramente apprezzabile il lavoro di Bobin che ha deciso di limitare l’uso della tecnologia digitale, la CGI, per avvalersi un set “più fisico”, costruendo addirittura un intero villaggio. Ciò nonostante la pellicola, pur affascinando dal punto di vista scenico, resta un prodotto convenzionale e discreto.
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