1ª regola: eliminare il senso di colpa

di Clara Incerpi

In tanti, studiosi o meno, affermano che una delle malattie maggiormente diffuse al giorno d’oggi è il senso di colpa. Sfuggente, inspiegabile, erosivo, è classificato tra i disturbi che affliggono di più l’essere umano. Lo afferma anche Igor Sibaldi, noto scrittore e saggista italiano, che ce ne parla come “sensazione di non meritare”. Afferma che, come malattia psichica, è particolarmente diffusa, soprattutto in occidente.

Ma cos’è il senso di colpa?

Spesso confuso con il rimorso, che invece è del tutto regolare, questo non riguarda quello che hai fatto, ma ciò che sei. Il senso di colpa fa sentire una persona sbagliata; non riguarda il fare ma l’essere.

Per affrontarlo basta capire che nell’universo non esiste il merito, questo non deve niente a nessuno e tu non devi niente a questo. Ci sono solo straordinarie occasioni dappertutto che puoi cogliere quando vuoi, se vuoi, ovunque.

Alla fine il senso di colpa è un fatto relazionale, è una trama tra noi e gli altri; va cambiato il modo di rapportarsi a loro e a noi stessi. Uscire un attimo da quella che è la nostra persona e guardarci da lontano, credere di poter essere più grandi di quello che siamo, di più di quel che crediamo.

Un film che personalmente definisco una medicina per l’anima è Little Miss Sunshine, che sottolinea quanto sia importante prendersi poco sul serio, puntare tutto sulle sensazioni più vere e i sentimenti più chiari ma, soprattutto, quanto non conti vincere o perdere nella vita, ma averci provato, e quindi abolire qualsiasi tipo di senso di colpa, verso noi stessi e gli altri.

Foto inserita all’atto della revisione

Il film narra la storia di una famiglia che abita ad Albuquerque, nel New Mexico, composta da padre, estremamente convinto che il mondo si divida in vincenti e perdenti e finto leader motivazionale dei propri cari, madre, premurosa e speranzosa nei confronti del marito, figlia, desiderosa di vincere un concorso di bellezza ma turbata dai falsi valori che le vengono trasmessi dal padre, figlio, che ha deciso di fare il voto del silenzio finché non accederà all’accademia aeronautica (e magari finché il padre avrà capacità di parola), zio, salvatosi da un tentato suicidio e senza fiducia nell’amore e nella vita e nonno, pezzo forte della famiglia, vero motivatore della bambina, che da lui impara che ciò che conta è la bellezza che si ha dentro, non fuori.

Il film ci racconta in modo originale quanto gli altri possano influire sulla nostra vita e come talvolta s’instaurino in noi sensi di colpa, angosce fondamentalmente inutili. Ironizza sull’assurdità della convinzione che vivendo si debba lottare per essere vincenti, quando poi nessuno vince o perde, tutti impariamo e siamo, senza aspettarci premi se non emozioni forti ed esperienze da portare con noi per sempre.

Bisognerebbe realmente capire che il primo passo verso un’ipotetica serenità è l’accettazione, realizzare che abbiamo molte meno responsabilità di quelle che crediamo di avere, in modo da lasciarci andare maggiormente al flusso e allo scorrere dell’esistenza. D’altronde affannarsi offusca semplicemente la nostra vista, ed il mondo è pieno di cose belle da vedere, perché volersene privare?! Evitiamo il masochismo, evitiamo di punirci costantemente per essere umani.

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