Gianciotto Malatesta, infangato dalla storia

 

Da Polenta
https://upload.wikimedia.org/ Stemma della famiglia Da Polenta

Il canto di Paolo e Francesca (Inf.5) è uno dei passi più commoventi della Commedia: due giovani amanti, costretti a essere solo cognati. Francesca da Polenta si innamora di Paolo dopo un matrimonio combinato con l’inganno con Giovanni Malatesta, detto Gianciotto poiché era zoppo; il loro amore sboccia intorno alle letture di Lancillotto e Ginevra, e il bacio dei due amanti arturiani fa nascere il loro. Dante non specifica a che punto giunge la loro passione, ma evidenzia con chiarezza che fu Gianciotto a porvi irrimediabilmente fine. Molti critici, però, sostengono che i due amanti si lasciarono necessariamente andare alla passione poiché, se si fossero scambiati solo un timido bacio, la loro punizione infernale non sarebbe commisurata al peccato.

Appare tutto molto chiaro: due vittime di un marito geloso. Eppure ad una più attenta riflessione qualcosa non torna. Come è possibile che Dante, nella sua immensa attenzione nel giudicare i suoi personaggi, abbia punito con tanta cattiveria un marito tradito –Gianciotto- e invece giustifichi Paolo e Francesca, un’adultera e un traditore del proprio fratello? Infatti punisce Paolo e Francesca come amanti, mentre Gianciotto come traditore di familiari –nella Caina, una delle zone più profonde dell’inferno- sebbene fu lui a subire il primo torto. Come è possibile?

Caina
https://upload.wikimedia.org/ Caina, rappresentata da Gustave Doré
Malatesta
https://upload.wikimedia.org/ stemma della famiglia Malatesta

A scuola impariamo che, in Paolo e Francesca, Dante comprende l’errore del proprio amore adultero verso Beatrice e della sua passione giovanile per la poesia cortese che può portare verso passioni sbagliate. Ma Gianciotto?

Si scopre così quanto la Commedia di Dante sia Umana e non Divina –aggettivo che, tra l’altro, non scelse l’autore-. Su Gianciotto Dante si vendica del comportamento della famiglia Malatesta che, in quel periodo, aveva cambiato parte tra guelfi e ghibellini diverse volte e per motivi economici e inoltre, mentre era guelfa, incoraggiava papa Bonifacio VIII –nemesi di Dante- a ricercare il potere temporale.

Dal 1283 o 1284, il tradimento era ormai solo una notizia di cronaca nera provinciale, messa a tacere con forza dalla famiglia Malatesta, in quanto si trattava di un grave fatto proprio dentro le mura domestiche. Dante la riporta alla luce, la diffonde in tutta la penisola e così è giunta fino a noi. Se Dante non fosse stato loro nemico, forse Gianciotto sarebbe stato la vittima, oppure avrebbe trovato due diversi amanti al posto di Paolo e Francesca, e la Storia avrebbe dimenticato i loro nomi, come molti altri in storie mai narrate.

Copertina

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