DO NOT BOYCOTT GAME OF THRONES

di Martina Difilo

Ricordo perfettamente il giorno in cui ho guardato il primo episodio di Game Of Thrones (volgarmente detto Il Trono Di Spade, ma diciamocelo, in italiano non rende): costretta a letto da un’operazione, su consiglio di un’amica ho guardato la prima puntata, con scarso entusiasmo. L’unico fantasy che io abbia mai apprezzato è stato Harry Potter e per me niente è come Harry Potter. Però avevo molto tempo libero, quindi ho deciso di impegnarlo per ricredermi sul genere.
E l’ho fatto.
Chiunque segua questa serie è cosciente del fatto che non è una serie TV come le altre, non ne guardi una puntata ogni tanto giusto per riempire una sera in cui non sai cosa fare: una volta che Game Of Thrones entra a far parte della tua vita, Game Of Thrones per dieci settimane diventa la tua vita. Il destino irrisorio ha quindi deciso che ogni stagione duri dieci puntate soltanto e che una volta finita tu debba aspettare un anno intero per vederne di nuove.
Credo sia superfluo raccontarvi trame, personaggi, morti e guerre; se ancora non li conoscete, sarà il caso che vi mettiate in pari, perché vi state perdendo tanto.
Quel che invece mi ha lasciata un pochino perplessa è stato scoprire, pochi giorni prima dell’inizio della più recente stagione, poco prima del tanto agognato 24 Aprile 2016, in cui avremmo scoperto finalmente la sorte dell’adorato Jon Snow, l’esistenza di un intero “movimento” e di una petizione per cancellare Game Of Thrones dal palinsesto. Inutile spiegarvi a parole la mia reazione, molto prossima al collasso, alla sola idea di una cancellazione.
Un’innata curiosità mi ha portata ad indagare rispetto a questo boicottaggio, o forse era più incredulità: perché volete cancellare una delle migliori serie TV mai esistite?
Ho quindi letto un articolo pubblicato dal sito The Mary Sue, blog femminista, che potete trovare qui: http://www.themarysue.com/we-will-no-longer-be-promoting-hbos-game-of-thrones/; le motivazioni potrebbero sembrare dunque abbastanza valide. The Mary Sue “condanna” Game Of Thrones per l’uso sistematico dello stupro, asserendo che non sia necessario ai fini di trama.
Esiste poi una petizione, lanciata da The National Center for Sexual Exploitation, con l’intento di raccogliere firme per la cancellazione della fortunatissima serie HBO, o quanto meno per un cambio di registro all’interno della stessa.

Che in Game Of Thrones la violenza la faccia da padrona, è un fatto assodato a cui tutti i fan si sono abituati nel corso delle prime cinque stagioni; qualsiasi tipo di violenza, nessuno esente. Che la figura della donna sia spesso “funzionale” a quella dei personaggi maschili è un fatto assodato: Game Of Thrones rappresenta un mondo fantastico con un’impronta fortemente patriarcale, seppur con eccezioni abbastanza importanti ed evidenti. Che il politically correct non rientri tra i principi degli autori della serie è altrettanto evidente. Ma Game Of Thrones non ha mai preteso di essere “altro” da quello che effettivamente è: fin dalla prima puntata della prima stagione abbiamo assistito a scene sessuali esplicite, a morti violente e spesso fin troppo cruente.
Lo sdegno di The Mary Sue, l’iniziativa del National Center for Sexual Exploitation e persino lo il rifiuto espresso su Twitter dalla senatrice americana Claire McCaskill, nascono da un particolare episodio della quinta stagione, il sesto, in cui Sansa “maiunagioia” Stark, costretta a sposare il terribile Ramsey Bolton, viene violentata dallo stesso durante la prima notte di nozze. Una scena forte, dolorosa, anche perché colpisce uno dei personaggi più martoriati all’interno dello storyline della serie. Ma, e questo è bene sottolinearlo, non di certo una delle scene peggiori che Game Of Thrones ci abbia proposto in questi ormai sei anni: abbiamo assistito a teste tagliate, spappolate tra mani possenti, duelli e combattimenti di ogni genere, che si concludevano con litri e litri di sangue e arti versati. Ma Game Of Thrones non è solo violenza, è anche sesso: la trama è costellata da prostitute, incesti, scene sessuali molto più che esplicite, scene di nudo e l’utilizzo dell’atto sessuale come affermazione di potere. Potere che, ovviamente, non pertiene la figura femminile; il Medioevo in cui Game Of Thrones è ambientato sarà fantastico, ma è pur sempre Medioevo.

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Il motivo per cui non credo sia necessario tutto questo clamore, è il fatto che bisogna sempre tenere a mente che Game Of Thrones non sia altro che quello che è: una serie tv, un mondo di finzione, in cui spesso è lecito quello che condanniamo nel mondo reale. Intrighi, tradimenti, violenza e morale dubbia sono gli ingredienti che rendono Game Of Thrones una delle serie TV più seguite ed amate di tutte i tempi. E, a ben vedere, non è nient’altro che una trasposizione amplificata della realtà in cui viviamo. Nessun autore di fantasy (Tolkien, Lewis, Rowling ed infine Martin) si è mai discostato da quella che è realtà in cui vive: se Tolkien e Lewis ci sembrano visionari è perché non abbiamo vissuto il loro tempo. Martin non fa altro che rappresentare un’umanità becera, che però non si discosta da quella in cui viviamo: saremmo pronti a mettere la mano sul fuoco ed affermare che il sesso non è potere nel nostro secolo? Che la lealtà sia ormai per pochi, che il mondo in cui viviamo non sia violento come Westeros, anche se forse in un modo meno evidente e più subdolo?
Senza contare che, la violenza e lo stupro, sono legati a personaggi “cattivi” (anche se, in Game Of Thrones, la linea tra “bene” e “male” ha un confine molto labile e sfumato, non vi ricorda nulla?): il suddetto Ramsey Bolton, attraverso il suo deplorevole gesto, non fa altro che alimentare l’odio che tutti i fan provano nei suoi confronti. Nessuno giustificherebbe mai lo stupro di Sansa o lo stupro di nessun’altra donna all’interno dello show, o del mondo reale; quello stupro non è nient’altro che funzionale alla costruzione di un personaggio negativo, che di più negativi non ce ne sono. La stessa Sansa aveva già subito le violenze, fisiche e psicologiche (appunto, Sansa “maiunagioia”) da parte di un altro personaggio altrettanto odiato: Geoffry Baratheon, che a sua volta farà una fine bruttissima. Perché se i buoni magari resuscitano, i cattivi prima o poi muoiono, come a voler rimarcare che quella violenza è una gesto deplorevole ed infatti è compiuta da un personaggio che non merita la stima di nessuno. Il messaggio da parte degli autori mi sembra abbastanza chiaro.

Non credo che combattere la violenza sulle donne attraverso una battaglia nei confronti di una serie TV possa migliorare quella che è la figura della donna nel nostro mondo; credo invece che guardando uno show come Game Of Thrones, sia importante chiedersi quanto ci sia di fantasioso (i draghi) e quanto invece sia reale (la violenza) e quanto i tempi in cui viviamo abbiano contribuito a costruire quel mondo fantastico.

Non è boicottando una serie TV che si cambia il mondo; lo si può fare invece boicottando un certo tipo di visione della donna così diffusa al giorno d’oggi, di modo che una serie TV come Game Of Thrones non abbia modo di esistere, in quanto non abbia tali scempi da imitare. Il punto è molto semplice: vogliamo cambiare quello che guardiamo o quello che viviamo?

Credits: https://c2.staticflickr.com/8/7644/16632632814_e3c1d0631f_b.jpg, https://i.ytimg.com/vi/C9tW0vrnoEE/maxresdefault.jpg

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