L’universo è grandissimo, immenso; al confronto non siamo che infinitesimi granellini di sabbia in un deserto sconfinatamente grande e ribollente di misteriosi ed affascinanti fenomeni. Ci chiediamo da sempre come sia stato possibile il miracolo della vita, e se essa possa in qualche modo esistere al di fuori del nostro meraviglioso giardino biologico, la Terra.
Ed in effetti, considerando la grandezza di una struttura che per i nostri parametri quotidiani potrebbe essere tranquillamente definita come infinitamente grande, è davvero strano che non abbiamo mai avuto la minima prova dell’esistenza di altre forme di vita, evolute o meno. E questo fatto rappresenta la domanda che ci tormenta da secoli: siamo soli nell’universo? Dov’è il nostro caro vecchio amico E.T? Com’è possibile che non abbiamo ancora incontrato nessun simpatico gnometto verde con 7 nasi pur vivendo in un universo così tanto grande?
Tutto ciò potrebbe apparire davvero molto strano, ed aggiungerei inspiegabile: se pensiamo che la sola nostra galassia consta di centinaia di miliardi stelle, e le galassie dell’universo che possiamo osservare sono centinaia di miliardi, è davvero deprimente riconoscere che al momento non abbiamo nessuna traccia di vicini stellari!
Questo strano paradosso prende il nome di Paradosso di Fermi, dal nome del fisico Enrico Fermi che, durante una discussione con alcuni suoi colleghi, nel 1950, in merito all’avvistamento di un ufo su cui ironizzava una vignetta satirica, esclamò: “Where is everybody?” (“Dove sono tutti quanti?”)
La comunità scientifica ha cercato di spiegare questo mistero ipotizzando vari scenari:
1–Siamo soli: questa ipotesi rappresenta lo scenario più semplice da immaginare. L’universo è immenso e freddo, e la vita ha una bassa probabilità di svilupparsi, talmente bassa che noi rappresentiamo un’eccezione. Tale considerazione può essere obbiettata tenendo conto del fatto che un’ipotetica civiltà non umana possa svilupparsi senza gli elementi fondamentali su cui si basa la vita come la conosciamo noi, come il carbonio.
2–le civiltà evolute hanno breve durata: una possibile spiegazione del motivo per cui non abbiamo ancora avuto contatti con civiltà aliene è da ricondurre al fatto che ciclicamente una data civiltà si estingue in base a fattori che possono essere naturali (come cataclismi apocalittici) o culturali. In questa ipotesi non è da escludere anche l’estinzione per autodistruzione di una civiltà dovuta a mezzi di distruzione di massa (come le nostre bombe atomiche).
3–Esistono ma sono troppo lontane nello spazio e nel tempo: Per quanto possa viaggiare velocemente la luce (ben 300.000 km/sec!) o un’onda radio, quindi un eventuale messaggio partito da una fonte, le distanze intergalattiche sono così grandi da rendere troppo lunghi o impossibili i viaggi che tali messaggi dovrebbero fare. Perciò, è possibile che ci siano civiltà aliene che vorrebbero comunicare ma non ne hanno la possibilità; basta pensare al fatto che solo per arrivare alla più vicina galassia di grandi dimensioni, Andromeda, la luce impiega 2,5 milioni di anni.
4–Esistono ma non comunicano o non vogliono comunicare: ipotizzato che si sia sviluppata una civiltà aliena sufficientemente avanzata per poter comunicare con noi, è possibile che questa abbia già avuto modo di scorgere delle nostre tracce e che non abbia voluto comunicare o si sia nascosta; i motivi potrebbero essere molteplici (paura di noi, indifferenza al cercare altre forme di vita,etc.)
5–Non siamo in grado di ricevere le loro comunicazioni: Anche se da decenni continuiamo a scrutare il cielo per cogliere segnali che ci possano dare indizi di un’altra forma di vita là fuori nel cosmo solitario, questo non significa avere la certezza che queste eventuali civiltà utilizzino la nostra stessa tecnologia per comunicare nel cosmo: potrebbero disporre di una tecnologia più avanzata o più arretrata (e quindi impossibile da scorgere per noi).
Tutte queste ipotesi non possono far altro che aggiungere misteri su misteri a quella che si è tramutata, nel corso dei secoli, in una effettiva ricerca del proprio sè in proiezione cosmica: siamo alla costante ricerca di noi stessi all’insù, laddove sembra non esserci altro che freddo glaciale, caldo infernale e sconquasso d’un caos che, apparentemente senza logica,vi ha portati a vivere e leggere questo articolo. E perciò, siamo gli unici ad avere questo privilegio? Dove sono tutti gli altri?