Ultimamente si parla sempre più di diritti degli animali – intesi come diritto di vivere in libertà e diritto di non soffrire inutilmente – e, al contempo, sono sempre più le associazione animaliste che se ne occupano su vari fronti. Se però in Occidente – almeno qui! – si iniziano ad intravedere piccoli barlumi di speranza per i nostri amici animali, molto diversa è la situazione in Oriente, specialmente in Cina. Eh si, proprio la Cina, agognata meta turistica – ahimè – di molta gente oggigiorno. Molti di voi ricorderanno la triste vicenda – riproposta più di una volta dai media – avvenuta pochi mesi fa nella città cinese di Quinhuangdao: nella località balneare di Beidaihe, un’enorme tigre – animale, tra l’altro, in via d’estinzione – era stata pesantemente drogata e maltrattata dai lavoratori del “parco”- i quali le colpivano il muso e la testa con dei bastoni per farla restare sveglia – per il futile scopo di permettere ai turisti ignoranti di fare delle foto con il povero animale. La regina delle foreste, un predatore alfa, derisa e piegata dalla terribile crudeltà umana.
Ma, passata la “fase della tigre”, ora tocca ad un povero orso polare usato come attrazione in un centro commerciale. Ebbene si, in un grande centro commerciale cinese aperto all’inizio dell’anno a Guangzhou – una regione della Cina – è stato costruito il Grandview Aquarium: nome piuttosto ironico se pensiamo che gli animali rinchiusi lì dentro non vedono nient’altro che acqua e visitatori intenti ad “ammirarli” e a fargli delle foto, quando in reltà dovrebbe vedere l’immensità e la meravigliosa bellezza del loro habitat naturale. Ironico è anche il fatto che, non appena le scrupolose organizzazioni a favore dei diritti degli animali sono intervenute per risolvere la situazione, il proprietario del centro commerciale si sia stupito di tanta indignazione; e mentre quest’ultimo promette di migliorare le condizioni di vita degli animali all’interno, il povero orso resta intrappolato nella sua prigione di cloro, accanendosi, di tanto in tanto, contro i vetri per poi rintanarsi tristemente in un angolo della grande vasca.
Ma il peggio ancora deve arrivare. Tra poco – a Giugno – inizierà – guarda caso sempre in Cina – lo Yulin meat festival: un festival della tortura e della sofferenza in cui ogni anno muoiono in modo atroce migliaia di cani per poi essere mangiati. L’anno scorso se n’è parlato molto e, grazie alle varie petizioni e alle organizzazioni che se ne sono occupate, siamo riusciti a salvare moltissimi pelosetti; ma le stime parlano comunque di circa 10.000 innocenti strappati dalle proprie famiglie – o, i meno fortunati, dalla strada -, ammucchiati in gabbie talmente strette da non poter respirare, scuoiati vivi, picchiati a morte e macellati per soddisfare la brutalità umana celata dietro ad una tradizione millenaria di cui si DEVE assolutamente fare a meno.
Forse tutto ciò non vi stupisce se pensate alle condizioni pietose in cui versano anche i diritti umani in Cina, sempre più vigliaccamente calpestati dalle “autorità”, ma dovrebbe almeno farvi riflettere sull’orribile baratro in cui sta sprofondando la società odierna.
Quando nella mente delle persone tornerà a brillare il lume della ragione e del buon senso, quando la crudele e spietata follia che – da sempre – annebbia la mente dell’uomo verrà soffocata una volta per tutte, quando i più deboli non verranno più sopraffatti e maltrattati, quando tutte le creature di questo mondo saranno trattate con amore e con rispetto, solo allora, potremo considerarci nuovamente esseri umani.