La poesia indiana d’amore. Mancarsi sempre

La poesia indiana d’amore ha un fascino languido e sensuale. Kama, il dio Indù dell’Amore, un dio erotico e profondamente attraente. Raffigurato con arco e frecce come il Cupido latino, Kama è l’incarnazione del Desiderio: scagliando cinque frecce di fiori – cinque come i sensi – invia desideri che illanguidiscono il cuore, e con un lazo immobilizza e avvicina le sue vittime. È questa la concezione dell’eros in India: un’identificazione delle forze che seducono con quelle che permettono la realizzazione più alta, dal piano estetico alla spiritualità eterna. L’amore investe tutti gli aspetti della natura, della personalità umana e della cultura figurativa e letteraria.

Amaruka (probabilmente del VII secolo d.C.), considerato uno dei massimi poeti per la poesia indiana d’amore e soprattutto per l’India classica, ha una passione per gli amori infelici e per la lontananza. Il lessico semplice, senza commenti, in cui si succedono scene pure, come protagoniste al centro di un palco vuoto, crea un’atmosfera di amara mancanza, un desiderio di confidenza, di tenerezza del raccontare e raccontarsi.

Lei nella casa, ovunque sempre lei,

lei dietro le spalle, lei dinanzi,

lei dentro il letto e in ogni strada, lei.

Lei lei lei lei

in tutto il mondo c’è soltanto lei.

Essere tutt’uno è questo?

(Amaruka, Centuria d’amore)

D’altra parte, la separazione degli innamorati è tema fondante di tutta la poesia indiana d’amore: le battute dei protagonisti rispecchiano un vuoto difficile da colmare. È questo anche il caso di Kalidasa (V secolo d.C.), seconda voce nella diade sublime di tale letteratura. Egli offre un’invenzione poetica straordinaria: quella dell’esule che affida a una nuvola un messaggio per la sposa lontana e irraggiungibile.

Amore dagli occhi neri,

non essere sospettosa verso di me

per le chiacchiere

della gente;

ti dicono che gli amori diminuiscono per la lontananza:

e invece, mancando il godimento,

cresciuta l’emozione nel desiderio delle cose amate,

divengono un tesoro di affetti.

(Kalidasa, Meghaduta)

La lontananza e l’impossibilità di soddisfare il desiderio nell’immediato non cancellano l’amore, ma lo depositano e lo stratificano nel cuore come un tesoro di affetti dalle diverse sfumature: la delicatezza, la tenerezza, la nostalgia, la confidenza. Uno spazio vuoto in cui emozioni e sentimenti possono espandersi e vibrare fino alle ultime risonanze, in un universo di immagini che colmano il mondo di senso.


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