ReAnima: resuscitare i morti? Si può fare!

di Federico Lucrezi

.ReAnima. Segnatevi questo nome perché potremmo sentirne parlare molto presto. Il progetto si propone un obiettivo ambizioso: riportare in vita i morti.

Ma andiamo con ordine.

L’U.S. National Institutes of Healt, l’agenzia del governo degli States che controlla la ricerca biomedica del paese, ha dato il via libera alla società biotech Bioquark per reclutare una ventina di pazienti con certificata morte cerebrale. La sperimentazione a cui prenderanno parte vorrebbe riattivare l’attività cerebrale di individui clinicamente defunti.

Riuscire a tornare indietro quindi. Dalla morte alla vita.

Cosa si intende per morte cerebrale?

La morte cerebrale consiste nella definitiva e irreversibile cessazione di ogni attività del tronco encefalico, spesso a causa di una lesione particolarmente grave. Da un punto di vista legale è proprio questa condizione a decretare la morte di un individuo. Talvolta un paziente cerebralmente morto può essere mantenuto sotto respirazione artificiale, per consentire il prelievo degli organi per un trapianto ad esempio, ma senza un supporto meccanico non potrebbe respirare autonomamente per più di qualche minuto.

È proprio l’irreversibilità della morte cerebrale che lo studio che prenderà il via tra poche settimane, col nome di ReAnima Project, proverà a confutare.

È il primo studio nel suo genere – ha affermato il responsabile di Bioquark, Ira Pastore rappresenta il primo passo verso la possibilità di realizzare un passaggio inverso, dalla morte alla vita.

Le sperimentazioni avranno luogo in India, presso l’Anupam Hospital in Rudrapur, nello stato federale dello Uttarakhand, e adotteranno un innovativo approccio multiplo.

I pazienti saranno sottoposti a diversi trattamenti che coniugano la moderna medicina rigenerativa con tecniche di stimolazione esistenti, in particolare avranno un ruolo primario l’introduzione di cellule staminali a livello del sistema nervoso centrale, la somministrazione di cocktail peptidici e la stimolazione dei nervi per tentare di ottenere la riattivazione del cervello. Le fasi successive saranno definite nel dettaglio col procedere della sperimentazione, sulla base dei risultati ottenuti.

Stando a quanto auspicato dal team che lavorerà al progetto non dovremo attendere molto per saperne di più. I primi risultati non dovrebbero impiegare più di due o tre mesi ad arrivare.

Qualora lo studio portasse risultati positivi potrebbe rivelarsi fondamentale non solo nel trattamento di pazienti col cervello gravemente danneggiato, ma anche per lo sviluppo di nuove terapie per patologie neurodegenerative quali il Morbo di Parkinson e l’Alzheimer.

Elettroencefalogramma normale
Un elettroencefalogramma normale

Risultati del genere avrebbero certamente una portata immensa, ma la comunità scientifica è divisa.

Nonostante la riconosciuta competenza degli esperti dell’U.S. National Institutes of Healt che hanno dato parere positivo sull’avvio della sperimentazione, esponenti di spicco della comunità scientifica internazionale, quali la biologa Robin Andrews e il neuroscienziato dell’università di Cardiff Dean Burnett, hanno pubblicamente preso le distanze esprimendo forti perplessità sulla reale possibilità di raggiungere gli obiettivi preposti in tempi così brevi. Pensare che il cervello umano possa invertire uno stato di morte cerebrale, come invece è stato dimostrato può avvenire in alcune specie di pesci, è semplice fantascienza, hanno obiettato i detrattori.

Non bisogna infine sottovalutare la grande questione etica che si aprirebbe qualora invece ReAnima raggiungesse il suo obiettivo principale. Nel caso la terapia portasse effettivamente alla riattivazione neuronale e si riuscisse ad invertire lo stato di morte cerebrale, i pazienti risulterebbero completamente privi della loro personalità e dei loro ricordi. Come un computer appena formattato.

Si potrebbe ancora parlare di guarigione? Saremmo di fronte alla stessa persona che ha subito il trauma che ne ha causato la morte cerebrale o si tratterebbe di un uomo nuovo in un corpo di seconda mano?

Per ora sembra la trama di un improbabile film di fantascienza, ma tra pochi mesi potremmo saperne di più…


Immagini: copertina   Foto1: courtesy of Massachusetts General Hospital and Draper Labs, via Wikimedia Commons

Fonti: clinicaltrials.gov   bioquark.com   telegraph.co.uk   iflscience.com

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