Perfetti Sconosciuti

di Lucrezia Benedetti

Come ha fatto tanto parlare di sé all’uscita nelle sale cinematografiche, Perfetti sconosciuti, continua ad essere sulla bocca e i blog di tutti, per essersi aggiudicato il sessantesimo Oscar italiano, vale a dire il David di Donatello come miglior film.

«Faccio commedie, non sono abituato a vincere premi» condivisa da molti la perplessità dello stesso regista, Paolo Genovese, per questa inaspettata premiazione visti i film in competizione, tra i quali Non essere cattivo di Claudio Caligari. Nessuno si sarebbe aspettato la sua vittoria, nemmeno tenendo in considerazione il successo ottenuto al botteghino: secondo migliore incasso dopo Quo Vado? di Zalone, assente alla serata. Ad ogni modo, la vera sorpresa per tutti è stata la vittoria di una commedia, perché solo con questa parola evochiamo i mostri da cinepanettone omaggio all’italiano medio e alla chirurgia plastica, ma non è il caso di Perfetti sconosciuti.

Nonostante la tematica apparentemente banale che tocca il nostro quotidiano, il regista riesce a snocciolare i problemi di questa tecnologia che ci permette di creare svariate personalità pur non appartenendo a nessuna di esse. I personaggi protagonisti sono tutti amici, tre coppie e uno spaiato, che si ritrovano a casa per una delle loro tante cene passate insieme per tirare un po’ le somme della settimana. Classica ambientazione italiana: Roma. Classico stereotipo culturale: italiani mangioni, ma nuovo gioco della serata: lasciare il proprio smartphone sul tavolo e nel corso della cena, condividere con gli altri commensali foto, e-mail, massaggi e quant’altro. Il passatempo apparentemente stupido ed innocuo che l’amica e padrona di casa psicologa propone, si rivelerà una roulette russa, che notifica dopo notifica mieterà vittime smascherando e mettendo in tavola tutte le carte nascoste dei partecipanti.

Il tema dominante è certamente quello della menzogna e dei segreti che quei cellulari, scatole nere delle nostre vite, custodiscono rendendoci appunto dei perfetti sconosciuti anche agli occhi dei nostri migliori amici, quelli con cui abbiamo condiviso tutto e che ci hanno visto crescere. Questo è il vero punto focale dell’opera, la vera essenza di una commedia sta nel riuscire a scuoterci, a toccarci, nonostante il riso. Come nella classicità lo spazio è ben definito perché tutto andrà in scena nella casa dei due coniugi, la coppia apparentemente perfetta, ed i drammi si consumeranno scanditi dalle varie portate.

Nel corso di questa cena le vite dei commensali, quella privata, pubblica e segreta, verranno messe a nudo lasciandoci la possibilità di un’alta immedesimazione. I partecipanti a questo esperimento sociale si giudicano vicendevolmente dimenticandosi dell’incombenza del proprio turno ed il finale a mo di sogno non ci lascia sicuramente l’amaro in bocca, come forse ci saremmo aspettati, ma è stato voluto fortemente dal regista stesso, per enfatizzare quest’atmosfera di gioco.

Degni di nota sono certamente i dialoghi per nulla banali o prolissi tanto da farci annoiare, ma anzi, ci rendono l’ottavo partecipante onnisciente, che deve collegare tutti i frammenti di storie che gli vengono forniti per capire le dinamiche del gruppo e come il famoso investigatore ed appassionato di cucina Pepe Carvalho, unire le tessere del mosaico ed arrivare ad una conclusione.

Sicuramente Perfetti sconosciuti è una commedia dall’impianto classico e sicuramente l’impronta italiana è fortissima, ma non va assolutamente condannata per questo, perché è un’eccellente trasposizione cinematografica dei tempi odierni, resa tale dal preparato cast (Giuseppe Battiston, Anna Foglietta, Valerio Mastandrea, Kasia Smutniak, Edoardo Leo, Alba Rohrwacher, Marco Gallini). La tematica trattata da Paolo Genovese è sicuramente più attuale e al passo con i tempi dei suoi personaggi, che non appartengono all’era dei social e non sanno gestire più vite e personalità contemporaneamente.

Non v’è morale come non v’è dolce tra le portate, è solamente la messa in scena del quotidiano e Genovese, con questa pellicola, ha dato nuovo slancio alla commedia italiana e sicuramente per questo andava premiato, se solo ci fosse stata una categoria dedicata.

 


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