Che la pratica del cannibalismo abbia origini antiche, così antiche da risalire all’età preistorica, non ci sorprende affatto, ma ho scoperto una serie di personaggi storici accusati di cannibalismo che non mi sarei mai aspettata. Ecco per voi alcuni esempi.
Il termine “cannibale” fu introdotto in Europa da Cristoforo Colombo quando, di ritorno dal Nuovo Mondo, annotò sul suo diario di bordo che gli abitanti dei Caraibi erano definiti così poiché mangiavano la carne di esseri umani. Il cannibalismo si divide in cannibalismo alimentare, che avviene solo in casi di necessità estrema (famosissimo è l’episodio dell’aereo della squadra di rugby dell’Uruguay che precipita sulle Ande e che vede costretti i suoi passeggeri a cibarsi dei morti per sopravvivere) e cannibalismo rituale, praticato sia in passato sia al giorno d’oggi, in cui si crede si assimilino le forze e le virtù di chi si mangia e che deve rispettare delle precise regole di uccisione, smembratura e cottura del corpo.
Ciò che mi sorprende è di trovare tra le Storie di Polibio la testimonianza secondo cui uno dei più stretti collaboratori di Annibale Barca, Annibale il Gladiatore, sosteneva che bisognasse insegnare ai soldati a nutrirsi di carne umana. Fortunatamente Annibale Barca non era d’accordo.
Un altro impensabile personaggio accusato di antropofagia è Re Riccardo I d’Inghilterra. Si dice che, durante l’assedio di una città in Terra Santa, a pranzo chiese di mangiare carne di maiale, ma, non essendovene, il cuoco cucinò le interiora di un prigioniero saraceno. Quando il Re scoprì il vero ingrediente del suo pranzo, si fece una risata e lodò la squisitezza dei saraceni.
Durante la seconda guerra mondiale, i Giapponesi, in carenza di cibo, si sono nutriti per cento giorni della carne dei soldati australiani e degli “schiavi” asiatici, ma il ritrovamento di alcuni documenti attesta come questa pratica sia stata svolta anche in periodi di abbondanza di cibo, non per fame, quindi, ma per un senso di vittoria.