In un articolo precedente si era parlato di verso libero e metrica poetica. Si era visto come in Marine di Rimbaud si nascondessero degli accorgimenti ritmici che rendono possibile sopperire all’assenza della metrica. Ma basta una serie di parallelismi a dare parvenza di metro, laddove non ci sia? Funziona sempre cosi? La poesia di Emily Dickinson è il caso che ci serve.
Emily Dickinson visse a metà Ottocento, ma la sua è una poesia talmente moderna da essere stata accostata agli autori modernisti del primo Novecento. Spesso, quando si parla della sua vita privata, si punta l’attenzione sulla sua scelta di recludersi in casa e la sua originalità viene ricondotta a una forma di disturbo. Al contrario, questo è un dato che rivela quanto la sua condizione di outsider le fosse lucidamente chiara, e si facesse pratica di vita quotidiana, dove tutt’intorno dominava una mentalità conservatrice e puritana: un atto di indipendenza estrema, il suo. Una forma di estremismo esistenziale, una dedizione assoluta all’idea dell’arte e un rifiuto del mondo.
Veniamo alla poesia. Emily Dickinson fu una poetessa estremamente prolifica, dotata di uno stile personalissimo e soprattutto originale: prima di lei, nessuno scrisse mai allo stesso modo ed è quasi impossibile parlare di continuità con la tradizione poetica precedente, salvo per qualche intonazione che ricorda l’innografia sacra. A parte le figure di suono, che tanta parte svolgono nella poesia in lingua inglese, tutto il resto è frutto di una personalissima elaborazione personale. La pausazione, soprattutto, non viene resa con i tradizionali segni ortografici: Dickinson si serve delle lineette, che stanno sì a indicare una pausa, ma non logica, poiché il flusso del testo è continuo. La sua dizione poetica segue impulsi momentanei, dettati della sensazione e spesso dalla visione del momento.
Tell all the truth but tell it slant — Dì la verità ma dilla obliqua —
Success in Circuit lies Il successo giace in un Circuito
Too bright for our infirm Delight sarebbe troppo chiaro per il nostro malsano Piacere
The Truth’s superb surprise il superbo stupore della verità
As Lightning to the Children eased come il fulmine al bambino si attenua
With explanation kind con una dolce spiegazione
The Truth must dazzle gradually così la verità deve illuminare gradualmente
Or every man be blind — od ogni uomo sarà cieco —
Il frammento 1263, una delle poesie più note di Emily Dickinson, è un esempio perfetto della sua poetica, e il contenuto è un vero e proprio manifesto. Riconosciamo otto versi, due quartine asimmetriche: una forma ricorrente per la poetessa, ma che non corrisponde ad un’intenzionalità metrica programmata; l’uso della quartine le lascia spazio di asserzione, argomentazione e dettagliamento del pensiero, rendendo delle immagini elaborate con una facilità che non si potrebbe ottenere in altra maniera. Salta immediatamente all’occhio l’assenza di punti e di virgole. Si trovano solo parole, e ben strane: Dickinson usa la lettera maiuscola per indicare l’importanza di alcuni nomi comuni, piegando il segno grafico alle sue esigenze stilistiche (Thruth, Delight, Children, Lightning).
Di proposito si è scelto di rispettare nella traduzione l’impianto di pausazione originale, che consiste di due lineette, una alla fine del primo verso e una alla fine dell’ultimo. È una poesia da leggere tutta in un fiato, e che nella traduzione italiana non riesce scorrevole quanto l’originale. Le rime nella versione inglese, seppure irregolari, creano un effetto cantilenante, ipnotico. Di proposito si è tradotto surprise con sgomento, conservando il genere maschile, per rendere l’effetto di sospensione logica dato da too bright, che sembra invece essere predicazione di circuit almeno fino alla fine del terzo verso. Il risultato è una poesia trascinante per la presenza di saliscendi intonativi, ma che vuole essere letta con attenzione per le sue inversioni sintattiche.
Un esempio di poetica in verso libero che va nella direzione della brevità, della scissione sintattica, del frammento, e che tanta fortuna avrà nei decenni successivi, soprattutto in Europa, soprattutto negli ambienti d’avanguardia. Mentre per la poesia di Emily Dickinson si dovette aspettare fino al 1955 perché venisse raccolta un’edizione critica e completa dell’opera.
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