Fondato probabilmente in epoca romana dalla tribù dei Liguri Montani, Triora è un piccolo borgo che, con i suoi pochi abitanti – circa quattrocento – domina la valle Argentina grazie ai sui 750 metri di altezza. Drasticamente devastato dagli eventi collegati alla seconda guerra mondiale, il borgo è oggi tristemente noto a causa dei processi di stregoneria che furono compiuti in questo luogo dal 1587 al 1589.
In questo periodo, infatti, sul paese si era abbattuta una terribile carestia, le cui colpevoli – o, per meglio dire, i capri espiatori – furono identificati in alcune donne del paese che vennero subito accusate di stregoneria dall’Inquisitore Girolamo del Pozzo. Iniziò così la caccia alle streghe di Triora – e non solo, visto che anche negli altri borghi liguri e italiani iniziò a perpetrarsi questo tipo di mattanza a discapito di persone innocenti – che, in pochissimo tempo, portò alla morte di diverse donne: conosciamo, per esempio, la storia di Isotta Stella, una nobile sessantenne che morì a causa delle torture che le furono inflitte. Molte donne, invece, dopo essere state condannate al rogo, furono incarcerate in case che, in quegli anni, furono adibite a prigioni: la più famosa è oggi conosciuta come Ca’de Baggiure. Nel 1589, però, fortunatamente il Doge chiese al Santo Uffizio di mettere fine agli inutili processi per stregoneria e le donne ancora incarcerate furono – presumibilmente – liberate.
Oltre alle storie di queste “streghe”, oggi sono molto famosi – e meta di turismo, poiché Triora vive di questo – i luoghi in cui le cosiddette fattucchiere erano solite incontrarsi: oltre al lavatoio in cui si trovava il Noce, il classico albero leggendariamente collegato ai riti di stregoneria, un luogo molto importante è la Cabotina.
Quest’ultima era il quartiere più povero del borgo, situato fuori dalle mura ed era abitato per lo più da contadine e prostitute; si racconta che questa località ospitasse i convegni notturni delle streghe durante i quali quest’ultime utilizzavano bambini in fasce per giocare a palla, lanciandoli da un albero all’altro.
Questi argomenti sono il cuore pulsante del Museo Etnografico e della Stregoneria di Triora, nato intorno al 1983 e ricchissimo di oggetti antichi rappresentanti della tradizionale cultura contadina del luogo. È nei sotterranei, però, che ha inizio il vero e proprio museo della stregoneria: qui, infatti, quattro sale sono interamente dedicate al periodo dell’Inquisizione di cui abbiamo parlato prima. In due sale è possibile rivivere gli interrogatori dei processi, in quanto essi sono stati minuziosamente ricostruiti, vi è esposto il cavalletto, uno dei più famosi strumenti di tortura, e, qua e la, sono esposte statue e disegni che rappresentano, in vari modi, le streghe. Le ultime due sale, invece, – quelle più interessanti – comprendono le copie dei documenti dei processi di Triora, i cui originali sono conservati presso l’Archivio si Stato di Genova, e i libri, i video e i saggi moderni e contemporanei – non sempre veritieri – ispirati a questi tragici fatti storici.
La sezione più particolare e affascinante del museo, però, è la Biblioteca interamente dedicata al mondo della stregoneria, della demonologia e, più in generale, alla magia. Oggi, la biblioteca consta di un centinaio di volumi – fra cui alcuni rari e antichi – ottenuti mediante aste, scambi e donazioni, che attirano sempre più i curiosi e gli studiosi di questo macabro – ma ammaliante – periodo storico.
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