L’uomo da sempre fantastica sulla possibilità di creare una lingua universale che possa permettere la comunicazione tra persone di diversi Paesi: questo è probabilmente ciò a cui pensava un secolo fa l’oftalmologo polacco Ludwik L. Zamenhof, quando pianificò l’esperanto.
Zamenhof creò questa lingua artificiale nel 1882, facendo una sintesi dalle grammatiche delle lingue da lui conosciute. Il suo obiettivo era creare una lingua ausiliaria internazionale – cioè quello che per noi è l’inglese-, ma ciò non è avvenuto. L’esperanto non ha mai raggiunto l’obiettivo per cui è stato creato, anche se si stima che un numero di persone tra 100.000 e 2 milioni lo conosce e la stessa Wikipedia contiene più di 180 voci in questa lingua.
Tutti possono impararlo, la sua grammatica è semplice e logica, ha solo sedici regole e nessuna eccezione (i nomi finiscono in -o, gli avverbi in -e, gli aggettivi in -a e i plurali in -j) , le parole possono essere formate componendo alcuni elementi di base e questo è un altro fattore che lo rende la lingua più facile da imparare che ci sia (dalle 5 alle 20 volte rispetto ad una lingua etnica). Coloro che imparano l’esperanto, anche se lo interrompono per lunghi periodi di tempo, ricominciando potranno costatare di non aver dimenticato nulla di ciò che avevano precedentemente appreso, quindi anche impararlo a tempo perso darà i suoi frutti.
Si chiama “Esperanto” da Dokoto Esperanto, lo pseudonimo con cui scriveva Zamenhof, e significa “colui che spera”. Il suo creatore sperava infatti in una diffusione globale che non si è mai realizzata anche a causa delle guerre mondiali: infatti le ambizioni pacifiste dell’esperanto si scontravano con le ideologie dei primi anni del Novecento. Lo stesso Hitler nel Mein Kampf lo definì la “lingua delle spie”, credendo che l’ebreo Zamenhof cercasse di creare una lingua per la diaspora.
Tra le motivazioni per apprendere l’esperanto c’è la comunicazione neutrale: esso non favorisce infatti nessuna lingua, mettendo così i due interlocutori sullo stesso livello. Chi fosse interessato può mettersi in contatto le associazioni di esperantisti o frequentare i numerosi corsi disponibili in varie città, perché, come diceva Edmondo De Amicis, “L’esperanto sarà di immensa utilità per tutti”.
Ĉu vi parolas Esperanton? (tu parli esperanto?)
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