A partire dal Cinquecento e per tutto il corso del Seicento le donne furono infelici protagoniste della cosiddetta Caccia alle streghe: accusate di creare pozioni magiche con le erbe e di congiungersi carnalmente con il Demonio, molte donne furono torturate e mandate al rogo per il solo fatto di essere depositarie di empirici saperi tradizionali che spesso si rivelavano efficaci quanto le medicine dell’epoca.
La strega è una donna di confessione animista che vive, o meglio che rimane a “cavallo”, tra questo e l’altro mondo. Il suo montare scope, rami o animali per eseguire voli magici, prende il significato di stare a metà tra queste due dimensioni. Le pratiche stregonesche del ballo, del volo, la trasformazione in animali, sono classici che avvalendosi degli stati alterati di coscienza sono intimamente legati a tale fine, ed hanno origini che affondano le radici nella preistoria. Queste usanze restano tutt’oggi evidenti tra le moderne popolazioni tribali e per molti aspetti anche nelle nostre società grazie alle narrazioni tradizionali e alle memorie popolari.
La caccia alle streghe non è terminata: in alcuni casi si può dire che sia rimasta ferma, lì dov’era. La ricerca dell’emarginato, del dissimile, è all’ordine del giorno; anche in un’epoca in cui non possiamo più nasconderci dietro alla giustificazione dell’ignoranza, quanta scaramanzia ancora ci accompagna? Quanti si fermano in strada se l’ha prima attraversata un gatto nero? Addirittura la pena di morte per stregoneria è in vigore in Camerun e Togo, oltre che in Kenya, dove una persona può essere incarcerata se un “consulente” la incolpa di atti di fattura e magia bianca, mentre coloro che sono accusati di magia nera sono bruciati vivi. Stiamo parlando di grandi quantità di donne uccise nell’arco degli ultimi anni, non di bazzecole. Molte di loro erano vedove, quindi le esclusive discendenti delle proprietà lasciate dal defunto marito, che dopo la condanna vengono incamerate dallo Stato. E non finisce qui: secondo i dati di pubblica sicurezza dell’India, tra il 2001 e il 2006 più di 700 donne sono state giustiziate come streghe solo nella parte a est del Paese. Ma si crede che i numeri siano molto più elevati. Una stima del 2010 segnala la morte annuale di 150-200 “streghe” in India, per un totale di 2.500 vittime tra il 1995 e il 2009.
A essere colpite, in genere, sono principalmente le donne e le bambine. Anelli deboli di popoli e nazioni che tuttora seguono i precetti di confessioni fondate sullo spiritismo. Le vittime vengono torturate, picchiate e sottoposte a feroci violenze fisiche e psicologiche con l’accusa di atti di stregoneria contro piccini morti per malattia o epidemie che si abbattono sui villaggi. Il vero fattore stimolante per condannare persone considerate streghe va oltre le tradizioni popolari: questa è infatti la via più semplice per agguantare i loro averi – e ciò avviene istantaneamente dopo un’esecuzione.
La caccia alle streghe oggi è tornata di moda e la paura della pratica magica si estende perfino nei Paesi dell’Occidente. E’ recente la notizia che il Regno Unito si trovi a fare fronte al pericolo esecuzioni di fattucchiere e stregoni tra le comunità originarie dell’Asia e dall’Africa, che rivino i loro cerimoniali e le loro superstizioni. Il governo anglosassone ha varato un piano d’azione per formare le comunità più indigenti alla difesa dei bimbi e delle donne e alla loro salvaguardia di fronte ad illeciti legati a credenze religiose e magiche. Insomma, la caccia alle streghe sembra essere ‘esportabile’, anche negli stati del Vecchio Continente.
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