Molto forte, incredibilmente vicino

La sera prima di tornare a casa per le vacanze di Pasqua, ho deciso di guardare “Molto forte, incredibilmente vicino”. Ho conosciuto il film grazie alla colonna sonora, creata dal geniale Alexandre Desplat (lo stesso degli ultimi due film di Harry Potter, per capirci). La storia, tratta dal libro di Jonathan Safran Foer, parla di Oskar Schell e del suo tentativo di compiere la missione misteriosa lasciata dal padre, morto durante l’attacco alle Torri Gemelle.

Il giorno dopo aver visto il film, martedì mattina, ho preso la metro per andare in aeroporto e, dopo il check-in e i controlli, ho letto degli attacchi a Bruxelles. Avrei viaggiato tutto il giorno e il ricordo del film, mischiato al senso di incredulità che gli attentati avevano provocato, non mi lasciavano in pace. Pensavo al dolore del piccolo Oskar che, dopo “il giorno più brutto”, non riesce più a parlare con sua madre e vive nel terrore di dimenticare la voce del padre. Pensavo al suo bisogno di cercare un senso, di girare l’intera New York alla ricerca di un segno che il padre gli avrebbe lasciato, perché non se ne sarebbe mai andato così, senza avere un piano B. Prendevo tutte le sensazioni che il film mi aveva trasmesso e cercavo di dar loro un senso, proprio perché sbalordita, incredula davanti a quella rinnovata malvagità.

Non ho letto il libro di Safran Foer e sento che c’è sicuramente più di quanto Stephen Daldry, il regista, sia riuscito a trasmettere attraverso le sole immagini e scivolando, ogni tanto, in una retorica un po’ scontata. Ma gli attori, nella loro semplicità, riescono a far passare le emozioni con una potenza e una concretezza tipica delle carezze o, allo stesso tempo, di un pugno nello stomaco. Il piccolo Thomas Horn nei panni di Oskar è straordinario nella sua rabbia e nella sua testardaggine, tipica di quei personaggi forti ed eterni, sia nella letteratura che nel cinema. Naturale e naturalmente distrutta è Sandra Bullock, alias Linda Schell, mamma di Oskar. Abituata a vederla saltellare da una commedia romantica all’altra, sono stata sinceramente colpita da questa nuova immagine che la rende un po’ più vecchia, un po’ più amica, un po’ più umana. Ma quello che mi ha più commossa ed è rimasto impresso nella memoria sono le persone che Oskar deve incontrare per portare a termine la sua missione. Tonnellate di storie, di visi, odori e memorie in quel piccolo universo a sé che è New York. Storie che Oskar, volendo o meno, colleziona e dovrà portare con sé per tutta la vita. Storie, come quelle dell’aeroporto di Bruxelles, che si sono spezzate, incrociate e separate in pochi minuti. Perché se davvero un senso a questa maledetta follia non c’è, o non lo si riesce a trovare, le storie rimangono. Sempre. Ogni essere umano le porta nel suo DNA e cambia ogni giorno, schiacciato e rinnovato dalle vicende che incontra o che crea. Ed è questo che l’avventura di Oskar mi ha lasciato, senza darmi una vera risposta, ma piuttosto, un dizionario di storie.

canna
Locandina ufficiale del film http://www.mymovies.it/film/2012/extremelyloudandincrediblyclose/poster/

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