Il fascino del logos: Che tu sia per me il coltello

Un uomo e una donna. Una donna in un uomo. E viceversa.

Con elegante maestria David Grossman riesce a spiegare in 336 fogli di rivi d’inchiostro cosa significhi penetrare un’anima. Tale concetto guida lo scrittore in un sentiero tortuoso, che si avvale di riflessioni e sentimenti intensi sulla via per raggiungere il varco d’accesso ad un altro universo. Non ci sono lustrini e gemme sulla porta d’ingresso: lo scenario è disadorno, i protagonisti si muovono nella routine della propria vita. Un semplice gesto, apparentemente trascurabile, funge da codice per mettere in comunicazione due mondi, farli intersecare e congiungere. Una donna si stringe nelle proprie braccia in modo distaccato, quasi impercettibile; intorno a lei parole, ombre di identità. Yair se ne accorge: il suo occhio non gli permette soltanto di notare un particolare, ma riesce a captare un segnale difficilmente distinguibile. Come uno straniero che lontano dalla terra d’origine riconosce sé stesso ed il suono dei propri pensieri tra le labbra di un compatriota, così il protagonista coglie nel lieve atto di Mariam il mezzo di interpretazione del suo intimo.

Si instaura tra i due un rapporto epistolare, che può ben essere definito “di carta”: l’estrema fragilità che tale relazione emana si amplifica esponenzialmente ogni volta in cui uno dei due si affida completamente all’altro. E’ interessante notare che Yair non considera Mariam sempilcemente come una compagna nella quale trovare conforto, una riva per godere della quiete in piena burrasca. Ella è molto di più: complementarmente ed unitamente a lui, Mariam costituisce il logos di un universo cifrato ulteriore. Questo mondo a sé stante non esclude gli enti di quello comune, ma ne muta il ruolo: la funzione della realtà consiste nell’offrire prospettive di volta in volta nuove ad un orizzonte già illimitato. Ponendo attenzione su questo parziale rifiuto della vita concreta, è bene notare che non viene estromesso un elemento fondamentale: il dolore. Esso è il sostrato su cui si erge la trama. Tale sensazione permea ogni aspetto della vita: il dolore non è soltanto ciò su cui riflettere per proseguire il proprio cammino individuale, ma anche il punto di fragilità che permette una congiunzione autentica.

In quanto Yair ha creato un canale di comunicazione privilegiato, egli non sente la necessità di utilizzare il linguaggio comune come strumento di dialogo con Mariam. L’accessibilità (o meno) di un codice rivela il grado di appartenenza. Si può facilmente intuire che i due non sentono fortemente l’esigenza di interagire con l’esterno, ma neanche quella di essere chiusi in eterno in una scatola di cera. Il rapporto interpersonale tra i due e quello con il mondo si risolve in una questione di mediazione: il valore della comprensione si interseca con l’atto del corrispondersi in modo autentico.

 

David Grossman ha saputo creare un universo composito, fatto di certezze solide che acquistano importanza tramite le fratture attraverso cui vi si accede. Ciò che non è svelato non ha un ruolo marginale: ogni singola crepa è l’essenza del logos.

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