Qualche giorno fa ho avuto il piacere di intervistare Y., un ragazzo iraniano che da tempo ha deciso di vivere fuori dal proprio Paese, a seguito della situazione politica e culturale dell’Iran. Una conversazione breve ma intensa, che mi ha permesso di incontrare lo sguardo di qualcuno che ci vede dall’esterno e che proviene da quel pezzo di mondo dove i confini tra occidente e oriente si sono incontrati più volte nella storia.
- Partirei chiedendoti di parlarmi dell’anima persiana del tuo Paese. In particolare, in un tuo precedente messaggio, mi è sembrato di capire che è stato cruciale il passaggio dalla cultura persiana a quella araba. Potresti spiegarti meglio?
«Parlare di “passaggio” non è propriamente corretto, perché credo – contrariamente ad altre versioni storiche – che la cultura persiana sia stata schiacciata dall’invasione araba della Persia avvenuta nel VII secolo d.C. Un esempio ne è la lingua: gli Arabi erano chiamati “la gente del Libro”, in riferimento al Corano, e cercarono di imporre l’arabo su una civiltà che già aveva una propria lingua e una propria cultura, molto più fiorente di quella araba… Si ebbero così i cosiddetti “due secoli del silenzio” a cui seguì uno degli eventi più importanti nella storia della Persia: la composizione dello Shah-Nameh, “Il libro dei re”, il più grande poema epico persiano per mano del poeta Ferdowsi. Credo che sia il più bell’esempio dello splendore che la cultura persiana abbia raggiunto, e per di più in un periodo di così profonda oppressione… un’opera che paragono al Mahabharata indiano.
Sono convinto che molto di quello che viene tradizionalmente attribuito alla civiltà araba (ad esempio la matematica e l’astrologia) sia derivato proprio dalla cultura persiana: gli Arabi fecero propria gran parte della sapienza della Persia, la quale era stata per secoli a contatto con tutta la cultura dell’estremo oriente.
- Ti sei concentrato molto sulla storia ed è impossibile non vedere che l’argomento ti appassiona. Vorrei però ora chiederti qualche impressione sull’Iran di oggi. Cosa ne pensi dell’attuale governo di Rouhani e di quello del predecessore Ahmadinejad?
La domanda è delicata e ti risponderò solo con poche parole. Credo che non ci sia molta differenza tra l’attuale governo e quello precedente, specialmente dal mio punto di vista di esiliato: i cosiddetti riformisti dell’Iran creano costantemente un clima di paura e di oppressione, vedendo “nemici della nazione” ovunque… Non puoi aspettarti dei buoni frutti quando continui ad avvelenare un albero.
- Quali pregiudizi hai incontrato in noi “Europei” a proposito del tuo Paese?
Non mi aspettavo certo che ogni persona in Europa conoscesse la storia della Persia antica o la storia contemporanea dell’Iran, ma devo dire che mi sono trovato davanti a casi di persone che pensavano all’Iran come ad una landa desolata ancora in attesa di civilizzazione, mentre altre volte mi sono sentito dire che in Iran è in atto una guerra civile… Il fatto che in Iran ci sia un regime oppressivo corrisponde senz’altro a verità, e non sarei qui se così non fosse. Quando parlo del mio paese e tiro fuori questo orgoglio persiano o quando non mi professo arabo né credente, dico cose per le quali in Iran verrei arrestato o perseguitato. Al di là dell’oggettività e della drammaticità di questa situazione, credo tuttavia che in Europa e in Occidente ci sia un punto di vista poco lucido sul mio Paese, spesso dettato dagli effetti di una certa propaganda politica che ha voluto fare dell’Iran il “male assoluto”.
- E dell’Europa cosa ne pensi?
In Europa avete una vita le cui libertà sono spesso date per scontate, proprio perché fanno ormai parte del vostro modo di pensare: laicità, libertà di espressione, democrazia… Non sono uno di quegli illusi che pensa che voi siate il posto migliore del mondo, ma senz’altro le vostre leggi, la vostra cultura e, soprattutto, la vostra storia, vi hanno permesso di raggiungere una buona consapevolezza politica e civile. È fondamentalmente per questo che molti immigranti oggi vogliono venire in Europa e sono particolarmente preoccupato per il clima di paura che si sta avendo nei confronti di ciò che è esterno…
- Condivido il tuo punto di vista ma devi riconoscere che la questione “migranti” è decisamente più complessa e mette in gioco anche scelte gravose di politica economica e di welfare, per non dire di ambito militare e umanitario. Rimanendo sull’Iran vorrei concludere chiedendoti quale speranza nutri oggi per il futuro del tuo Pese.
Credo fondamentalmente due cose: la speranza che un giorno possa tornare là e la speranza che l’identità persiana del mio paese possa tornare forte come un tempo.
CREDITS