Quante volte guardando un anime, leggendo un manga, pensando alle lontane lande giapponesi abbiamo subito pensato alla spiritualità di quelle terre?
Ma diamo una spiegazione razionale e religiosa a tutta questa spiritualità che pervade la cultura giapponese.
In Giappone troviamo uno dei culti religiosi più vicini alla spiritualità e alle mistiche presenze: lo Shintoismo, italianizzato con il termine Scintoismo.
Lo shintosimo non ha un testo sacro, non ha un fondatore e nemmeno un vero e proprio corpo di legge religiosa.
Questa religione prevede l’adorazione dei Kami, ovvero quei misteriosi spiriti naturali, che si dividono in divinità vere e proprie, fenomeni naturali ed esseri naturali e animali.
Col passare del tempo sono divenuti kami anche eroi leggendari e figure mitologiche, ma a differenza delle altre divinità questi non sono ritenuti onnipotenti.
I Kami possiedono due anime: una dolce e gentile e una aggressiva e violenta, e in base all’anima che possiede il suddetto Kami ci si aspetta un diverso comportamento.
Ad esempio se un kami possiede un’anima scontrosa ecco che come per magia avremo un determinato evento atmosferico, come un temporale, o un clima cupo e molto in stile horror giapponese che tanto spaventa generazioni e generazioni di cinefili amanti dell’horror.
Per lo shintoismo lo spirito umano è eterno, proprio come lo sono i Kami.
La morte quindi è mutamento della propria forma di esistenza, non implica lo scomparire della propria essenza dal mondo, ma bensì una permanenza su un altro piano di esistenza che convive con il mondo che vediamo ogni giorno.
Lo shintoismo non solo porta a sperare nella vita dopo la morte con un’ottica molto ottimista, ma spinge l’uomo a cercare la felicità, giorno dopo giorno, attraverso le piccole cose che la natura è in grado di mostrare all’uomo. Infatti la natura è la massima espressione della divinità e la fusione con essa comporta il massimo raggiungimento della felicità.
Quello che più ci colpisce in ogni horror o anime giapponese che si rispetti è la purificazione, che è uno dei riti fondamentali dello shintoismo.
Per lo shintoismo nulla è peccaminoso di per sé, certi atti, però, danno vita a una sorta di impurità; questi comportamenti considerati impuri fanno in modo che la persona non riesca a raggiungere la pace interiore e la buona fortuna alla quale aspira.
Per questo ecco una fiumana di persone che si purifica attraverso l’acqua, lavando via da sé il male e gli atti sbagliati che sono considerati vera e propria sporcizia.
Oltre alla pratica della purificazione uno degli altri riti “cult” della religione è la venerazione, fatta con suoni e profumi in modo tale che la mente possa rilassarsi e aprirsi per mettersi in contatto con i kami.
L’elemento simbolo dello shintoismo sono i torii.
I torii sono quei portali che servono come punto d’accesso ai templi shintoisti.
Immaginando le lontane lande giapponesi, ricche di rossi torii, magari con una base orientale di sottofondo, verrebbe voglia di attraversarne uno, in quanto si dice che significhi rivitalizzare i sensi spirituali e mettersi in collegamento con l’intero universo.
Ma purtroppo siamo qui, lontani dai torii, lontani dalle presenze spirituali, immersi nel grigio del cemento e nel buio dell’inverno.
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