Nella marzolina aria di festa sorgono
un tripudio di stelle filanti, grida
fanciulline tra le vie al tramonto giunte
e l’imbrunire omaggia l’esistenza coll’arancio
del cielo misto allo scroscìo festante
delle rive gorgoglianti d’ebbrezza pura,
ed io passeggio, pàgo della beata sinfonia
delle nozze fiorite del sapor salmastro
d’un sentiero diroccato che mi porta
a te-Sirena del blumarino. E sotto stormi
di fraterne nuvole eteree, m’uccidi -e lo volevi
ardentemente- d’un ancestral Bacio che
tra i sussulti dei gabbiani m’indica
al Dio dei Cristiani e alla sua dimora.