Il male, entità e forza, in ogni cultura ha sempre avuto una rappresentazione propria e, come ovvio, nella cristianità ha trovato un volto in quello del Diavolo. Ogni città nell’orbita della Chiesa di Roma ha in qualche modo un tessuto di tradizione ricamato anche attorno a questo tema. Milano non è da meno: tradizione, leggenda, cronaca e arte riportano chiari esempi di un lato oscuro di Milano, macabro, truce e malato. Che il richiamo al Diavolo sia diretto o meno, non cambia: Elzevirus è andato alla ricerca di qualche aneddoto inquietante della città meneghina.
Partiamo da un fatto di pura cronaca e dirigiamoci in via Bagnera. Qui, attorno alla metà dell’Ottocento, un tale, Antonio Boggia (passato alla storia come il Mostro della Stretta) si macchiò di quattro efferati omicidi, più o meno tutti per motivi economici. In quegli anni non esisteva ancora il termie “serial killer“, Milano in questo senso può vantare di aver avuto uno dei primissimi casi. Durante le ricerche gli inquirenti rinvennero il cadavere di Ester Perrocchio murato a pezzi nello scantinato della palazzina di proprietà della donna, per la quale l’uomo lavorava. Gli altri corpi subirono la stessa fine, ma questa volta il Boggia ci tenne a tenerli vicino a sè, murati in una stanza di casa sua. Uccideva le sue vittime a colpi di scure. Accusato da molti addirittura di necrofilia e necromania, fu condannato a morte e, dal momento che in quel periodo il comune non disponeva di un boia ufficiale, si chiese ai cittadini chi fosse disponibile a fare questo sporco lavoro: le risposte furono moltissime, a quanto pare erano in molti a desiderare di tagliargli la testa.
Facciamo ora un salto nella Basilica di Sant’Eustorgio, in Piazza Vetra. Qui, all’interno della Cappella del Portinari, vi è un particolare di un affresco davvero misterioso e inquietante: la Madonna con le corna. Questa raffigurazione, in bilico tra blasfemia, esoterismo e vandalismo, è stata molto discussa. Leggenda narra che questa figura vada a richiamare il miracolo compiuto da Sant’Ambrogio durante una celebrazione: tentato dal diavolo celatosi sotto le sembianze di Maria col bambin Gesù, il Santo scacciò Lucifero (riconosciuto perchè si era scordato di nascondere le corna) con l’ostia che teneva in mano. O che quelle corna siano causate dallo spirito, che infesta il dipinto, di Guglielmina la Boema, “santa” donna in vita, dichiarata eretica post mortem?
Il richiamo diretto al Diavolo nella tradizione milanese è riscontrabile anche nei pressi della Basilica di Sant’Ambrogio. I buchi visibili su una colonna alla sinistra della chiesa si dice siano testimonianza della lotta tra il Santo e il Diavolo, il quale, conficcatosi con le corna nel marmo della colonna si dice se la sia data a gambe levate proprio attraverso uno dei fori che aveva lasciato. C’è addirittura chi dice che da quei fori, di tanto in tanto, fuoriesca odore di zolfo.
1600, Corso di Porta Romana, numero 3, residenza del Maligno sotto le sembianze di un nobilotto della zona, Ludovico Acerbi, marchese di Cisterna. Un aspetto inquietante, il suo, e l’abitudine di girare a cavallo con una carrozza nera trainata da cavalli neri, gli costò questa nomea. Ad appesantire queste dicerie si aggiunse il fatto che durante il periodo della peste, l’uomo, mentre a centinaia perdevano la vita, si fosse dato anima e corpo a feste sfrenate, apparentemente immune al morbo.
Che ci si creda o no, l’anima di una città è anche questo: i suoi delitti, le sue credenze, le sue superstizioni. Conoscere queste sfumature della tradizione e della storia, oltre che divertire, sbalordire e interessare, porta a vedere la città in modo differente: cosa hanno visto queste case? Chi è passato prima di me per queste vie? Tasselli di un grande puzzle, la nostra Milano.
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