Valore

Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca.
Considero valore il regno minerale, l’assemblea delle stelle.
Considero valore il vino finché dura il pasto, un sorriso involontario,
la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano.
Considero valore quello che domani non varrà più niente e quello che oggi vale ancora poco.
Considero valore tutte le ferite.
Considero valore
risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe, tacere in tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi,
provare gratitudine senza ricordare di che
.
Considero valore sapere in una stanza dov’è il nord, qual è il nome del vento che sta asciugando il bucato.
Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca,
la pazienza del condannato, qualunque colpa sia.
Considero valore l’uso del verbo amare e l’ipotesi che esista un creatore.
Molti di questi valori non ho conosciuto.

Erri de Luca è uno scrittore, giornalista e poeta, nato a Napoli nel 1950. Ha scritto il suo primo libro “Non ora, non qui” a quasi quarant’anni, dopo aver passato la sua vita tra un’educazione da autodidatta e una serie di professioni occasionali: operaio, camionista, magazziniere, autista di convogli umanitari durante la guerra nella ex Jugoslavia durante anni ’90. Fin da giovane non è mai mancato in lui un forte impegno politico che lo ha portato nel settembre 2013 a essere incriminato per “istigazione a commettere reati”, in seguito a interviste in sostegno della lotta NOTAV in Val di Susa, dalla cui accusa si è difeso nel suo libro “La parola contraria”. Lo stesso processo iniziato il 28 gennaio 2015 gli ha dato ragione concludendosi dopo cinque udienze il 19 ottobre 2015 con l’assoluzione “perché il fatto non sussiste”. 

Questa poesia che si stende sull’intelaiatura della ripetizione, gira tutta intorno al soggetto io che in quanto tale si muove nello spazio, osservando ogni forma di vita e considerando valore tutto quello che fa parte del mondo. L’accumulazione di elementi prende le mosse da oggetti singoli: la neve, invernale, la fragola, estiva, la mosca, spesso fastidiosa, per poi spostarsi ai gesti, agli atteggiamenti, a quelli che sono prettamente elementi di umanità, che possono essere riconosciuti di valore proprio dall’io soggetto, in quanto umano: la stanchezza di chi non si è risparmiato, quello che domani non varrà più niente ma che ancora per poco vale, ha la sua importanza.

Sono di valore le ferite, forse non solo fisiche, ma anche morali, interiori, perché le ferite sono come gli errori, fonte di crescita e di lezione. Il valore di un uomo può essere di tanti tipi, multiforme, spesso non riconoscibile sotto le vesti da vagabondo o il viso di un condannato: può essere la conoscenza dei venti, la motivazione che spinge una monaca alla clausura, la pazienza del condannato, la fede nell’esistenza di un dio, la fede in un amore, in una persona, in altre persone.

Il valore umano è la solidarietà, la fiducia negli altri uomini, il pensiero agli uomini che verranno dopo di noi, il risparmio dell’acqua, l’evitare lo spreco, accorrere a un grido, essere cortesi, essere educati, essere grati.

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