L’Italia dice “sì” all’Erasmus.
Muoversi, cambiare, conoscere, scoprire; il viaggio implica ognuna di queste cose, le stesse che spesso spaventano l’essere umano, incline all’attaccamento verso ciò che gli è più familiare; ma quanto riusciamo ad aprire la mente rimanendo costantemente fermi, immobili, dove già ci troviamo?
Il viaggio come percorso di formazione per un ragazzo è fondamentale. Il programma Erasmus è un programma di mobilità studentesca della Comunità Europea, creato nel 1987. Questo permette di effettuare un periodo di studi all’estero legalmente riconosciuto dalla propria università. Il progetto riunisce individui legati dalle stesse passioni, curiosità e voglia di scoprire il mondo e permette, grazie alla pratica, l’apprendimento di una lingua straniera. I ragazzi, indipendentemente dalla propria nazionalità, sono molto simili ed hanno una gran voglia di divertirsi e, perché no, capire meglio loro stessi.
Evidentemente gli italiani sono consapevoli di ciò, perché siamo tra i leader europei dell’Erasmus+! È stato confermato che, dopo la Turchia, l’Italia è il secondo Paese più attivo sul fronte di questo programma, promosso dall’Unione Europea a fine 2013. Sono partiti quasi 58mila italiani con un impegno finanziario di 92,8 milioni di euro!
I numeri parlano chiaro: l’Italia è favorevole allo scambio.
Gli atenei italiani che accolgono più studenti dall’estero sono l’Alma Mater Studiorum, Università di Bologna, La Sapienza, Università di Roma, l’Università degli Studi di Firenze, il Politecnico di Milano e l’Università degli Studi di Padova. Gli universitari arrivano soprattutto da Spagna, Francia, Germania, Turchia e Polonia.
Oltretutto, con il passare degli anni, i beneficiari del programma Erasmus+ stanno ottenendo maggior sostegno dallo Stato, e ciò è testimoniato dal miglioramento del riconoscimento degli studi svolti all’estero dopo il ritorno nel paese d’origine.
La cosa positiva di questa iniziativa è che nel tempo, evolvendosi, si è concentrata maggiormente sull’importanza della tolleranza, dell’inclusione sociale, e quindi il messaggio che arriva ai giovani è quello di rispettare e imparare a conoscere culture e tradizioni diverse senza denigrare nessun individuo, bensì includendolo nel proprio mondo. Messaggio importante al giorno d’oggi, dove l’apertura mentale spesso è vista come una grande voragine che risucchia tutta quella razionalità e grettezza umana che in fin dei conti si rivela semplice e fastidiosa pochezza.
Difficile certo, in momenti come questo, credere ancora nella forza di un’esperienza del genere; viene annunciata la tragedia, in Spagna un pullman si ribalta, a bordo studenti Erasmus, tredici le ragazze che hanno perso la vita, sette quelle italiane.
Ma può questo realmente spaventare? È stato un incidente orribile, che poteva capitare in mille altri modi e non obbligatoriamente a studenti lontani da casa. Subentra la paura, il dolore, la rabbia; ma tutto questo poteva succedere anche a un autobus che riportava a casa i ragazzi di un qualunque liceo provinciale. La magia insita in questa esperienza non deve eclissarsi per colpa di tragedie del genere, anzi. Il ricordo vivo e doloroso può solo tenere in vita anime che, con gran voglia di scoprire il mondo, si erano avventurate lontano dalle mura di casa propria.
Abbiamo nel cuore i parenti, gli amici e tutti i cari di quelle ragazze, siamo loro vicini. È stata una delle grandi ingiustizie della vita, ma non perché loro avessero osato o voluto rischiare qualcosa, perché il destino non si comanda, e il mondo gira, le cose accadono, spesso distruggono, che tu sia a casa o in un altro paese.
Proprio nel ricordo, in memoria di quelle ragazze, studentesse piene di vita e voglia di imparare, non dimentichiamo di non farci mai fermare dalla paura. Spesso insita nell’uomo, può portarlo lontano dalla crescita, dall’esperienza e dalla stessa felicità.
Valentina Gallo, Elena Maestrini, Francesca Bonello, Serena Saracino, Elisa Valent, Lucrezia Borghi, Elisa Scarascia Mugnozza, riposate in pace.
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