Ci sono storie in cui alla sciagura si aggiungono altre sventure, creando anelli di una catena di eventi impossibile da spezzare.
La storia di Rigoletto, opera lirica di Giuseppe Verdi, tratta dal dramma Il re si diverte di Victor Hugo, rappresenta bene questo concetto di sorte avversa che si rovescia con violenza su persone inermi e innocenti, innalzando a livelli pietosi la tragedia.
La Mantova del XVI secolo è governata da un giovane e affascinante duca che ama dare festini nel suo palazzo e corteggiare qualsiasi donna che lo stuzzichi. A fare da supporto morale alle sue malefatte vi è il buffone di corte, Rigoletto, che con un sarcasmo al limite dell’insulto è una mina vagante e spesso attira su di sé le ire dei nobili che attorniano il duca. Durante uno degli ultimi banchetti Rigoletto provoca la rabbia del conte di Ceprano, il quale giura vendetta. A un tratto irrompe un altro nobile, Monterone, che viene a rivendicare l’onore della figlia (la quale aveva ceduto alle avance del duca), ma alle accuse il giovane titolato risponde facendolo arrestare, mentre Rigoletto prende in giro Monterone e le sue pretese.
Accecato dallo sdegno, il vecchio aristocratico scaglia una maledizione sul duca e sul buffone per la loro crudeltà e viene poi allontanato. Tornando a casa propria Rigoletto si sente tormentato dalla maledizione, ma la sensazione passa quando riabbraccia Gilda, la sua unica e amatissima figlia. Ella però ha nascosto al padre che mentre si recava in chiesa (le sole uscite che le sono concesse, in quanto il padre teme che qualcuno offenda la ragazza in quanto figlia sua) s’è innamorata di un aitante giovane a lei sconosciuto. Appena il padre esce ancora di casa, la domestica Giovanna conduce il ragazzo in questione che dice a Gilda di chiamarsi Gualtier Maldé mentre in realtà è il duca stesso e le giura vero amore. La povera ingenua gli crede e questo inganno le sarà fatale… Guardate il video se volete continuare a conoscere la trama dell’opera!
Vittime insomma sono coloro che non hanno i mezzi o la forza per difendersi dai soprusi e che per maggior scherno vengono colpiti con una crudeltà che fa riflettere. Sembra che il destino sia il grande burattinaio in molte opere verdiane e ciò si denota in maniera lampante già dal tema della Maledizione nell’ouverture. Si odono accordi funesti, concretizzati proprio con l’anatema pronunciato da Monterone che agisce come una furia sguinzagliata e cieca nonostante i cambiamenti d’animo dei protagonisti. Per la sua prima colpa, lo scherno a un padre come lui, Rigoletto è punito severamente con il disonore e la morte dell’unica e diletta figlia.
Verdi si concentra sulla psicologia del personaggio principale, il buffone, dando inizio a quella trilogia chiamata “romantica” (insieme a Il trovatore e La traviata, della quale avevamo già trattato in precedenza) in cui il protagonista viene approfondito nell’aspetto psico-sociale, diventando un archetipo umano con il quale confrontarsi ed entrare in relazione.
Rigoletto è un uomo povero che per vivere si presta e si adegua all’ambiente amorale e malsano della corte, obliando i suoi valori e finendo per essere paradossalmente la causa di ogni suo male. Offendendo uno dei cortigiani del duca e non riuscendo a provare compassione per Monterone, padre come lui, costruisce egli stesso le fila della propria rovina, attirando l’odio su di sé per la sua meschinità e la sua lingua tagliente. La punizione è tanto peggiore se si pensa che egli viene colpito attraverso la morte violenta e ingiusta di Gilda, la quale anch’ella contribuisce all’opera del destino offrendosi come vittima al pugnale del criminale Sparafucile pur di salvare l’infame duca da un attentato.
Quanto l’uomo è artefice del suo destino? Quanto il fato gioca con la vita dei comuni mortali? Sono domande che sembra farci Verdi, che subì in prima persona numerosi lutti, con la drammaticità delle sue storie.
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