Negli ultimi vent’anni il mondo del giornalismo ha letteralmente fatto le valigie e ha trasferito le proprie redazioni e il proprio personale in un nuovo mondo pieno di insidie e pericoli, il far west dei nostri tempi: Internet.
Internet ha posto delle vere e proprie sfide, sia ai giornalisti sia agli utenti, e una serie di problematiche che solo in parte sono state risolte. Si pensi a questo proposito alle difficoltà di rettificare o cancellare notizie false (le cosiddette fake news) o incomplete, che finiscono per rimbalzare di continuo in rete senza che ci sia l’effettiva capacità di bloccarle.
Oggi basta solo un click per avere notizie in tempo reale da tutto il mondo e di ogni ambito.
Il web journalism ha aumentato il numero dei fruitori dell’informazione, ha cambiato il modo di fare giornalismo attraverso un linguaggio che si fa sempre più veloce e personalizzato. E un fenomeno da non sottovalutare è quello secondo il quale anche la persona comune può “fare notizia”, per esempio quando è testimone di fatti di rilevanza pubblica. Oltre tutto c’è da dire che, contrariamente al cartaceo, Internet non solo amplia il numero degli utenti e di conseguenza aumenta il raggio di diffusione delle notizie, ma fornisce la possibilità di poter intervenire attivamente creando attorno alla notizia un dibattito.
Ma Internet, come si diceva, porta con sé anche dei rischi. Quanto l’informazione in rete può dirsi controllata? Quanto peso ha la quantità rispetto alla qualità dell’informazione? Inoltre, l’aumento dei cosiddetti “freelance”, mette in serio pericolo il lavoro del giornalista professionista. Cosa fare dunque?Occorre puntare per prima cosa a produrre e diffondere notizie che siano il frutto della serietà e della professionalità di giornalisti capaci di rispettare la propria deontologia e rendere il proprio lavoro credibile. Soltanto in questo modo l’informazione potrà rinvigorirsi e affrontare la giungla selvaggia della rete.
Anche gli utenti possono fare la loro parte operando una sana cernita tra quella che può essere definita a tutti gli effetti come “barbarie informativa” e quella che invece è la “buona informazione”. A questo punto è necessario che il giornalista si accerti che le informazioni che ha tra le mani e le fonti da cui ha attinto siano anzitutto veritiere e attendibili. In un mondo fortemente globalizzato e telematico come il nostro, è doveroso e importante chiedersi in che modo cambierà il modo di trovare, raccogliere, fare e diffondere notizie. E soprattutto sarà importante chiedersi a cosa siamo disposti a rinunciare per rimanere al passo con i tempi.
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