Qualche mese fa mi sono sentita esattamente come Neo, il protagonista di Matrix. Stavo guardando una Ted Talk di Eli Parisier durante la quale egli spiegava che Google, Facebook e altri social media lavorano seguendo algoritmi che modellano il mondo online riflettendo esattamente quello che l’utente vuole vedere. In altre parole, questi algoritmi influenzano le ricerche e la vita online. Ma è vero, o forse è solo una paura paranoica di Parisier? Come funziona quindi con il mio comportamento su Facebook e Google? Come influenza il mio comportamento da consumatore? Per rispondere a queste domande ho fatto un piccolo esperimento, e il mio “ritratto online” è risultato piuttosto diverso da quello che mi aspettavo.
Ho monitorato la mia home di Facebook per 5 giorni ogni giorno, prendendo i primi 20 post che comparivano sulla mia bacheca senza fare refresh. Ho scoperto che, secondo l’algoritmo Facebook Edrange, sono decisamente interessata ai media di intrattenimento (cinema principalmente) e a notizie leggere e divertenti .
Non c’era niente relativo alla politica, alla quale invece sono profondamente interessata. Leggo sull’argomento principalmente su Twitter che – guarda caso – non è collegato al mio account di facebook. Inoltre, ho visualizzato molto spesso persone con le quali non ho avuto interazioni online per 6 mesi o più. Queste persone però postano dai 5 post al giorno fino a 2 post a settimana in media. Mi piace chiamarli “postatori seriali”: è impossibile sfuggire loro, statisticamente parlando, ma ci interagisci a stento. Tuttavia, è solo una questione di statistica? Non penso. Come dicono Gerlitz e Lury nel loro saggio sulla raccolta dei dati di autovalutazione su social su Klout (2014), questi media si aspettano e in un certo modo sfruttano un certo livello di reazione da parte degli utenti, quando dovrebbero invece limitarsi a valutare l’attività dell’utente. Allo stesso modo, Facebook potrebbe mostrarmi questi utenti col solo scopo di convincermi a comportarmi come loro e quindi a postare di più
E Google invece? La faccenda qui diventa ancora più interessante. La mia tendenza “apolitica” continua anche qui: ho scritto la parola Libia su google search, aspettandomi articoli e notizie altamente politicizzate o, almeno, una newsfeed recente su dei più importanti giornali italiani online. Quello che è apparso sullo schermo, invece, è un’infinita lista di pagine di Wikipedia relative alla Libia. Poi ho effettuato la stessa ricerca scollegandomi prima dal mio account gmail. Guardate i risultati:
In definitiva, l’esperimento sulla matrice social è assolutamente confermato. Secondo me, però, affidare l’informazione, il targeting e la nostra vita sui social ad un algoritmo può riverlarsi controproducente anche per Facebook o Google: chi avrà più bisogno di usarli quando saprà cosa aspettarsi da loro?
CREDITS
Screen dal computer dell’autore