Tre Allegri Ragazzi Morti è sinonimo di grande disco.
Nella loro più che ventennale carriera, i rocker di Pordenone sono stati in grado di rinnovarsi stilisticamente, pur mantenendo una linea sulla quale indirizzare ogni lavoro discografico. In questo (quasi) quarto di secolo la band di Davide Toffolo – noto fumettista tra le cui opere spiccano Pasolini, Il re bianco e la serie Cinque allegri ragazzi morti – è passata dagli albori punk-hardcore, passando per un rock più radio-friendly e infine, con gli ultimi due album I primitivi del dub e Nel giardino dei fantasmi, rispettivamente a esperimenti tendenti alla musica dub e reggae.
Inumani, pubblicato l’11 marzo 2016 da «La Tempesta Dischi«, è un disco che al suo interno contiene molti aspetti interessanti.
Partiamo da quello, probabilmente, non totalmente riuscito, ovvero la collaborazione con Lorenzo Cherubini, a.k.a. Jovanotti, il quale da grande fan della band ha chiesto e ottenuto di presenziare sul disco nel ruolo di corista, nonostante la sua voce non si presti totalmente a pezzi come Persi nel telefono, un pezzo in mid-tempo molto orecchiabile, che si modula perfettamente sulla voce perennemente giovanile di Toffolo ma, meno su quella del buon Jovanotti.
Traccia successiva, stile diverso, stesso discorso: la cumbia non è il genere adatto al cantante romano, che si impegna sul singolo – non uno dei migliori dei TARM– che ha lanciato l’album, intitolato In questa grande città, ma senza trovare la giusta collocazione.
Questa è la tipica canzone ispirata dalla passione della band per i ritmi esotici come la cumbia, il ballo colombiano sulla quale è costruita la canzone.
Le note liete dell’album sono molteplici e vengono, oltre dalle canzoni, tra le quali senza dubbio Ruggero – nonostante un intro che ricorda gli Interpol, ma che poi esplode in un ritornello potente e, inaspettato per i Tre Allegri Ragazzi Morti; anche dalla collaborazione con il chitarrista dei Bud Spencer Blues Explosion, Adriano Viterbini, che si potrebbe considerare la marcia in più all’interno del disco: senza di lui le canzoni, La più forte e L’attacco su tutte, non girerebbero allo stesso modo. Il suo modo di suonare energico e i suoni distorti lasciano il segno e fanno ritornare i TARM indietro di venti anni, ma senza forzature.
Il disco suona naturale, attuale sia dal punto di vista musicale sia dal punto di vista lirico. Riguardo a questo, c’è da asserire che Toffolo ha scritto alcune canzoni assieme a cantautori sotto l’etichetta La Tempesta Dischi, – fondata, tra l’altro, dal bassista Enrico Molteni – tra i quali Le luci della centrale elettrica, sulla canzone Libera; un pezzo che spazia dal folk-rock al reggae, e con Alessandro Alosi, de Il Pan del Diavolo, sulla traccia conclusiva Disponibile, immediata e ottimamente arrangiata.
Un album molto bello, godibile, ben suonato e con ospiti importanti. Dal punto di vista musicale si potrebbe parlare di un ulteriore passo in avanti della band che, con la collaborazione di Viterbini, ha alzato ancora l’asticella verso una ricerca sonora sempre più marcata, mentre a livello di testi si è rimasti allo scenario onirico tipico dei vecchi TARM.
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