Il valore della vita e perché dire no alla droga: Giorgia Benusiglio si racconta

 

Parlare di sostanze stupefacenti non è un compito di banale ordinarietà: sono molti gli aspetti coinvolti di cui è necessario parlare con trasparenza e delicatezza, soprattutto se si ha davanti un pubblico giovane.

Giorgia Benusiglio porta avanti ogni giorno il suo impegno quotidiano nella prevenzione delle droghe, una realtà vasta e sottovalutata da molti adolescenti di oggi. Nell’incontro che si è svolto lunedì 7 marzo a Milano presso il Collegio Marianum, la trentaduenne originaria del capoluogo lombardo ha parlato della propria esperienza a un uditorio composto maggiormente da ragazzi di giovane età. Il progetto che Giorgia sta portando avanti da molti anni con devozione e profonda convinzione è nato nel 2007 per una promessa fatta a se stessa anni prima e sostenuta fin dall’inizio da suo padre.
Nel 2010 è stato pubblicato il libro Vuoi trasgredire? Non farti!, il quale ripercorre i suoi passi in forma scritta. Il suo intento è quello di educare i giovani in un campo che ha conosciuto intimamente, cercando di “fare della propria vita un capolavoro“.

L’esistenza di Giorgia è cambiata radicalmente nel momento in cui, spensierata adolescente, si è trovata a subire un trapianto di fegato in seguito a un grave caso di epatite tossico-fulminante causato dall’assunzione di una pasticca di ecstasy durante una serata in discoteca. Il suo caso ha richiamato l’attenzione di moltissime equipe mediche, che in seguito all’esito positivo dell’operazione hanno effettuato studi approfonditi continuando a monitorarla.

Attualmente Giorgia riconosce di potersi definire a distanza di anni una “paziente”; un punto importante della sua riflessione è stato infatti il cambiamento permanente in alcune abitudini di vita, che nella quotidianità dell’individuo sembrano scontate. “Sareste disposti ad affrontare tutto questo? A provare un immenso dolore anche nel semplice atto di respirare?“. Da queste parole prende inizio il nostro dialogo, che non consiste in un semplice elenco di tutte le conseguenze negative a cui l’assunzione di droghe può portare. L’informazione deve coincidere con la sensibilizzazione, non con un infecondo atto di ammonimento.

Dunque Giorgia comincia a rendere partecipe il pubblico della propria esperienza, rispondendo senza alcun filtro alle domande che le vengono poste. Emergono delle curiosità, dei dubbi comuni e non da ultime delle prese di coscienza, probabilmente dovute alla forte empatia e alla vicinanza, non solo logistica, che si percepisce nella sala. Alla domanda sul motivo per il quale abbia deciso di assumere ecstasy, Giorgia risponde con un riferimento all’infanzia:

Mi capitava di vedere in televisione un cartone animato in cui il concetto di droga veniva rappresentato in modo ambiguo. Questo fatto ha destato in me molta curiosità nel momento in cui mia mamma mi ha confermato della sua effettiva esistenza e pericolosità. Successivamente, crescendo, ho sempre guardato al mondo degli stupefacenti con un misto di paura e voglia di conoscere in modo tangibile una realtà considerata tanto inaccessibile.

Nel 1999, dopo aver ricevuto un opuscolo ministeriale che forniva indicazioni sulle modalità di assunzione di diverse droghe al fine di limitare i danni causati da tale fase preliminare, Giorgia decise di provare: “La prima volta mi sentii leggera come non mai, osservavo allo specchio i movimenti del mio corpo mentre danzavo e mi sentivo libera“. Uno degli aspetti che invoglia massicciamente i giovani a provare questa tipologia di droghe – diversa ad esempio dalla più temuta eroina – è proprio la temporanea sensazione di benessere, levità ed euforia che segue alla stimolazione del sistema nervoso centrale. “I signori della droga sono furbi”, prosegue Giorgia, “conoscono bene i loro clienti: il gesto di calare nel proprio corpo una piccola pasticca colorata difficilmente può apparire a un adolescente un errore dai possibili effetti disastrosi, ma lo è!“.

Dopo aver discusso dei vari tipi di sostanze stupefacenti e del vero e proprio sistema di marketing connesso, Giorgia passa a parlare del sentimento verso gli amati i genitori e verso Alessandra, la ragazza che le ha donato il fegato dopo aver perso la vita in un incidente d’auto. Non è stato semplice il rapporto con il resto del mondo che, mentre lei era tanto cambiata, continuava il suo corso abituale:

Inizialmente ero più intransigente e non sopportavo le lagne insignificanti, ma col tempo ho imparato a comprendere anche chi non ha la mia stessa resilienza. L’importante è il dolore percepito, la sofferenza in sé.

Io dico sempre che la vita è come un pianoforte“, una metafora che può aiutare a capire il valore di ogni singolo momento della nostra esistenza. Il tempo, elemento fondamentale e imprescindibile per l’uomo, è limitato: “Siamo continuamente alla ricerca di qualcosa“, ma come suggerisce Giorgia e a loro volta affermarono filosofi eminenti, ciò che ci passa tra le mani in ogni singolo istante è effimero e irripetibile. Non dovremmo solo fermarci e trovare il meglio in ogni aspetto della nostra vita, ma anche riflettere e contemplare il dolore come elemento essenziale per costruire la nostra persona.


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