Il punto interrogativo, in questo caso più che mai, è indispensabile e anche molto prezioso. La domanda se la sono posta tutti, per un istante particolare o nel corso di una vita intera. Illusione, sogno o inganno, chiamatela come preferite, ma davvero la vita che crediamo di “vivere” è pura realtà?
In principio era Pedro Calderon de la Barca, scrittore spagnolo nato a Madrid nel 1600, noto ancora oggi anche e soprattutto per il testo La vita è sogno: l’esistenza non è altro che un’entità illusoria, un sogno contraddetto dalla ragione e dalla mente dell’uomo.
Trecento anni dopo venne la volta di Sigmund Freud: neurologo e psicanalista austriaco, fu il primo a comprendere che la psiche umana è in realtà un’unità molto complessa. Essa, infatti, è divisa in conscio, cioè la parte di psiche di cui noi siamo consapevoli; preconscio, l’insieme di tutti gli atti mentali non consci ma che possono diventarlo con uno sforzo della ragione; e inconscio, “luogo misterioso” dal quale alcuni dei nostri pensieri non riescono ad affiorare, come se rimossi perché ritenuti inaccettabili e ripugnanti senza saperlo da noi stessi, appunto inconsciamente.
Nello studio della psiche umana, il medico ricorre alla fase dell’Interpretazione dei sogni, nome anche dell’opera più famosa di Freud: durante il sonno, la rimozione dall’inconscio si allenta, si indebolisce e alcuni contenuti mentali inconsci vengono fuori.
A questo punto, secondo Calderon de la Barca, il lavoro di Freud sarebbe analizzare il “sogno di un sogno”. Tutto quadrerebbe, o no? Nessuna umana certezza, anche stavolta. Che sia questo il bello del gioco? Qualche certezza, sul piano strettamente biografico, la si ha negli studi di Freud e nelle vicende dell’autore spagnolo, così lontano ma allo stesso tempo così vicino ai nostri tempi, andando a influenzare anche un nostro contemporaneo.
Ma quale più grande illusionista, se non il regista Christopher Nolan, può rappresentare in uno dei suoi capolavori questo pensiero del Barocco?
Iniziata con Memento, premiato agli Oscar nel 2002 come miglior sceneggiatura originale e miglior montaggio, la carriera cinematografica di Nolan si è sempre spinta verso tematiche importanti come questa.
L’apice viene raggiunto nel 2010 con la pellicola Inception. Nolan affronta le dinamiche della psiche nello stato onirico, con le competenze di un abile esploratore della mente umana, Dom Cobb (Leonardo Di Caprio), il migliore a estrarre preziosi segreti dall’inconscio delle persone durante il sonno, quando la mente è maggiormente vulnerabile, tramite un apparecchio a timer in suo possesso. Per entrare nella mente di altre persone, anche Cobb deve tuttavia addormentarsi.
Le sue competenze in questo campo lo hanno reso un professionista molto richiesto nel mondo dello spionaggio ma anche un ricercato, facendogli perdere tutto ciò che ha amato. Potrebbe avere una seconda possibilità: impiantare un’idea invece di rubarne una. Se ci riuscisse, porterebbe a compimento il crimine perfetto.
Inception è quindi al contempo un melodramma, un film d’azione e di fantascienza. Il tutto inserito nell’ambigua cornice di quella capacità di distinguere tra apparenza e realtà che è propria di ogni essere umano quando, nel sonno, crea mondi tanto inesistenti quanto inverosimilmente reali.
Per risolvere questo problema, il protagonista ha con sé un oggetto personale: Cobb si rende conto di essere nella vita reale solo quando la sua trottola smette di girare e cade. Una volta tornato a casa, Cobb fa ruotare il proprio “totem” per controllare di non trovarsi in un sogno, ma viene distratto dai suoi due figli, che può finalmente riabbracciare, e corre loro incontro prima che riesca a scoprire se questo cadrà o meno.
Il film non è altro che la metafora di questa incertezza che regola le nostre vite. Non importa che la trottola continui a girare o si fermi, se siamo felici perché svegliarsi?
In realtà nessuno di noi sa perché e come ha fatto ad essere proprio nel posto e nella situazione in cui si trova. Per quanto ne sappiamo l’intero universo potrebbe essere completamente irreale e solo una proiezione della mente di qualcuno.
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Un commento su “Dal Seicento a “Inception”: la vita è sogno?”