Lo scoppio di ottantacinque proiettili che hanno annullato il battito di un cuore lentamente, rumorosamente, drammaticamente. Tyke, elefantessa, ha agito d’istinto, come è lecito per la sua razza.
Si parla di una bestia ingestibile, incoronata da un copricapo rosso che si lega dalle mastodontiche orecchie, fino a raggiungere la proboscide. Tonnellate di dolore e sofferenza che non sono bastate a controbattere le armi dell’uomo. Lo stesso uomo che si è impossessato di una creatura così sacra per utilizzarla a proprio favore.
Non bastava schiavizzare un essere che malgrado sia così mastodontico, risultò fedele fino alla fine. Sembra così semplice far divertire un pubblico variegato come quello di Honolulu, alle Hawaii: zebre, tigri, scimmie che sono succubi di un sistema che rende ludica l’agonia e l’innaturalezza. Sì, perché in natura esistono foche che battono le zampe? Felini che saltano attraverso cerchi infuocati, considerando il loro terrore per questo elemento? Esistono però uomini che sono totalmente rapiti dal vedere spettacoli che in apparenza sembrano perfettamente preparati. Ma cosa c’è dietro?
Liana Orfei, circense italiana, ha affermato sull’addestramento nei circhi dei diversi felini che “la tigre è pericolosa perché, oltre a essere astuta, è vigliacca. La tigre ti attacca a tradimento. La iena – continua la Orfei – non la domi mai perché non capisce. Puoi punirla cento volte e lei cento volte ti assale e continua ad assalirti perché non realizza che così facendo prende botte mentre, se sta buona, nessuno le fa niente“.
Gli animali sono totalmente sotto controllo. Gli uomini sono capaci di renderli malvagi e aggressivi, più di quanto la natura ha deciso per loro.
È un gioco di minacce e piccole rivincite nei confronti di chi non è capace di intendere e di volere: creature che hanno bisogno di spazi per correre, per cacciare, sono invece costretti alla restrizione ai minimi termini, sottraendogli cibo e libertà. Cuccioli allontanati dalle madri per una gabbia ostile. Esercizi, gabbie anguste e continui spostamenti rendono estenuante la loro vita.
E infine, quando la ribellione sfocia nell’accanimento inverso, quando Tyke rivela tutta la sua bestialità verso il suo addestratore, viene uccisa. Anche questa volta, è stata soffocata la sua libertà. E quel cappello rosso, sembra quasi un ultimo scherno. Ha distrutto le catene per introdursi in un mondo ancora più crudele.
Quest’anno ricorrono 21 anni dalla sua terribile uccisione. La tragica storia di Tyke è stata ripercorsa nel film-documentario Tyke, l’elefantessa fuorilegge, prodotto da Susan Lambert e Stephen Moore.