Dal 14 al 19 marzo l’ANAI (Associazione Nazionale Archivistica Italiana) organizza, sotto il nome di “Ispirati dagli Archivi”, una settimana di iniziative per ricordare l’importanza degli archivi e della corretta gestione della documentazione.
“Archivio”. ”Archiviare”. Oggi noi, nel linguaggio corrente, quando diciamo: “archiviamo questo argomento” o “questa storia mandiamola in archivio” vogliamo dire: “dimentichiamocela, mandiamola in un buco nero dove tutto si perde”. Ecco, gli archivi invece sono esattamente l’opposto. Gli archivi sono eternamente vivi, perché sono la memoria palpabile del nostro passato.
Così parla Andrea Camilleri per “Ispirati dagli Archivi” in una conversazione in cui racconta il suo rapporto con gli archivi, i documenti e gli archivisti. Cosa sappiamo degli archivi? Perché sono tanto importanti? Qual è il loro stato attuale?
Il manifesto degli archivisti italiani 2016 recita:
Le utilità fondamentali degli archivi sono quattro:
1) provare i propri diritti,
2) ricordare cosa si è fatto e usare l’esperienza per agire,
3) conoscere per comprendere ciò che altri hanno fatto o scoperto,
4) costruire l’identità personale e creare coesione sociale.
Nel primo caso, si parla dell’utilità di avere accesso a documenti giuridicamente validi per far valere le proprie ragioni.
Nel secondo caso, si fa riferimento all’acquisizione di conoscenze ed esperienza, fondamentale per amministrazioni e individui. Se queste andassero perdute, non vi sarebbe alcun progresso in alcun campo. Gli archivi sono la nostra memoria collettiva, un grande lascito dell’essere umano a se stesso!
Il terzo punto sottolinea l’importanza degli archivi come un tesoro di informazioni di ogni disciplina, perché ogni disciplina ha una sua storia e l’utilità di documenti molto antichi spesso non si esaurisce nel presente.
Infine, negli archivi ritroviamo le nostre radici profonde e il senso di appartenenza a una cultura.
Senza gli archivi giudiziari non si possono condurre i processi, riaprire le cause quando subentrano nuovi elementi. Senza gli archivi non si sarebbero potute aprire grandi cause di lavoro, come i processi di risarcimento ai morti per l’amianto. Senza i dati di studi e analisi conservati negli archivi scientifici la ricerca non può procedere e progredire, non si possono fare scoperte fondamentali. I medici non possono studiare le malattie e trovare e sperimentare nuove cure e senza gli archivi sanitari non si può ricostruire la nostra storia clinica e fornire ai medici i documenti necessari per essere curati. Senza i documenti che ci forniscono dati sulle condizioni del tempo attraverso i secoli non possiamo studiare i cambiamenti del clima.
Purtroppo, però, questo servizio di grande utilità sociale non si vede garantito risorse adeguate per la sua tutela e amministrazione. Servono adeguate competenze professionali, ad esempio, per gestire la selezione e lo scarto della documentazione e ridurre in tal modo i costi di gestione di immensi depositi.
Oggi come oggi, inoltre, è diventato di primaria importanza presidiare la transizione dalla documentazione su carta al documento elettronico. Come spesso succede per le cose fondamentali, tutto questo patrimonio, che appartiene a ognuno di noi, e le responsabilità che il suo mantenimento comporta, vengono date per scontate dalla maggioranza dei cittadini, che non le conosce da vicino.
Ecco allora che gli archivisti, spesso dipinti nell’immaginario collettivo come invisibili topi di biblioteca, sentono il bisogno di uscire allo scoperto per rivendicare l’importanza del loro ruolo e far conoscere al grande pubblico una ricchezza che, pur facendo parte della vita quotidiana, è spesso sconosciuta nei suoi aspetti più affascinanti.
Le iniziative legate alla settimana archivistica saranno sparse su tutto il territorio. A Milano aprirà al pubblico l’archivio personale di Giorgio Gaber; il 18 e il 19 marzo si terranno visite guidate all’Archivio di Stato; il 19 marzo alle 15.30 una passeggiata da Piazza Sant’Ambrogio al Laboratorio Formentini per l’editoria ci porterà alla scoperta del rapporto tra Milano e il grande Ernest Hemingway; e tante altre ancora…
A proposito, per gli appassionati di libri ed editoria, qui è possibile dare un’occhiata al documento originale redatto da Elio Vittorini con il suo parere di lettura sul romanzo di Hemingway To Have And Have Not, uno dei tanti tesori conservati presso i fondi archivistici della Fondazione Alberto e Arnoldo Mondadori.
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