Bellezza del tempo: “Il bordo vertiginoso delle cose”

Il libro di Gianrico Carofiglio, Il bordo vertiginoso delle cose (Rizzoli, 2013) è uno di quei libri la cui lettura va stabilita con cautela: si inizia e si rimane incollati alle pagine finché non ci si ritrova preda di quella crudele sensazione che ogni lettore conosce di fronte a un libro che lo appassiona: la consapevolezza che più ne leggerà, più presto finirà. Come a dire: anche le storie dei libri hanno il loro “bordo vertiginoso”.

Cercavo un libro che mi portasse fuori da quei soliti sentieri filosofici che da troppo tempo avevano l’esclusiva sui miei passi. È stata una scelta rapida, attratto dal titolo e dall’azzurro della copertina. E invece, manco a farlo apposta, Il bordo vertiginoso delle cose è pieno di filosofia, ma non di quella filosofia “pesante”, “accademica” e astratta, bensì di quella più radicata alla vita, al tempo e alla crescita.

C’è il racconto della giovinezza di Enrico Vallesi, la sua vita liceale in una Bari di altri tempi. C’è il suo sogno di scrittore e il fascino esercitato da una giovane supplente di filosofia, la cui sensualità si mischia alla descrizione particolareggiata delle lezioni, in un binomio bellissimo di eros e ragione. C’è poi il racconto dell’Enrico adulto, dell’uomo disincantato e fallito, che fa esperienza della durezza delle cose.

Credo  allora che il “bordo vertiginoso” sia quello del tempo che informa ogni cosa. Il romanzo è così attraversato da un bellissimo gioco di specchi: all’Enrico giovane corrisponde la libertà di un futuro ancora tutto indeciso; all’Enrico adulto, deluso, corrisponde invece un presente fatto di autocommiserazione e ironia: serve dunque ritornare al passato per rilanciare un tempo diverso, un tempo che sicuramente non potrà più avere gli occhi della fanciullezza ma che dovrà dare ad un uomo adulto un nuovo slancio. L’adolescenza è un tempo non consapevole, potente per la sua libertà: si vive da adolescenti incuranti di cosa sia il tempo, incuranti che questi, prima o poi, si presenterà a noi, e ci farà scorgere la vertigine delle cose.

Il bordo vertiginoso delle cose è allora il limite che inevitabilmente scopriamo non appena facciamo esperienza di un tempo che non è lineare bensì a spirale, un tempo che ritorna su se stesso senza mai coincidere con il punto da cui era partito. Un avvenimento riporterà Enrico a Bari, e da lì inizierà la sua spirale.

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