Il prezzo della giustizia

Non è solo questione di Spread, Btp, Bund, Eurobond e diavolerie simili.

Troppo spesso alla crisi economica si accompagna una degenerazione valoriale; l’uomo, privato degli elementi materiali che lui stesso erroneamente categorizza come certezze esistenziali, rivela la componente più rude, grezza, della propria vita interiore e ne risulta sopraffatto e mutilato: emergono i più truci istinti, l’ego si gonfia fino a scoppiare, la coscienza si assopisce, l’etica si svuota, il senso di colpa è prima una realtà concreta, poi uno spettro, infine un ricordo. Si annega nell’impellente esigenza di sopravvivere, salvare la propria persona dall’imminente rovina, a qualunque costo.

Mettendo il naso nel ripiano più alto e dimenticato della libreria, tra uno starnuto e l’altro, mi è capitato sotto mano La visita della vecchia signora di Friedrich Durrenmatt, opera teatrale del 1956, in cui vengono ampiamente, magistralmente descritti i meccanismi psicologici in termini aggregazionali, le pulsioni, le passioni, le bassezze dell’uomo medio e del “gruppo medio”.
È la storia di Gullen, un’immaginaria cittadina del centro Europa, ieri importante e rinomato centro culturale, oggi, a causa della crisi economica, località decadente e fatiscente, priva di una qualsiasi attrattiva; la noia quasi moribonda che caratterizza la quotidianità del posto viene però, improvvisamente scossa dall’arrivo di una “vecchia signora”, appunto, Claire Zakhanassian, grottesca e inquietante plurimiliardaria, nata e cresciuta a Gullen, espatriata e divenuta ricchissima in un secondo momento, tramite una lunga serie di matrimoni di convenienza.
Perché tornare, dopo così tanti anni? Nostalgia del suolo natio? No, Claire è mossa dalla vendetta, dalla volontà di placare con il sangue una feroce ingiustizia di cui fu vittima in un lontano passato; da giovane, in quella che sembra essere ormai un’altra vita, rimase incinta a seguito di una relazione con Alfred Ill, ragazzo del posto, oggi onesto e innocuo bottegaio, figura stimata della comunità. Ill non riconobbe la paternità del bambino, anzi corruppe due ubriachi affinché dichiarassero in tribunale di aver avuto rapporti con la ragazza, la quale, etichettata come prostituta, venne costretta a lasciare la città e a ricostruirsi altrove, dal nulla, una nuova vita.

Ora è tornata, corpo e anima stravolti, alterati, straziati, avvelenati dal rancore covato negli anni, instancabilmente. Mostruosamente deformata dall’odio, la vetusta bestia ferita avanza alla cittadinanza la sua offerta: un miliardo di franchi in cambio della vita di Ill. In un primo momento, offesi e scandalizzati dall’illegale e sconcertante proposta di Claire, i cittadini si dimostrano fermamente decisi nel rifiutare di rendersi complici di questa truce vendetta, ma lentamente, tutto, dentro ognuno di loro, si destabilizza: la corruzione morale si fa spazio, si annida, giorno dopo giorno, nelle loro menti, nei loro cuori. Porre in atto un delitto o salvare la comunità dalla rovina economica? In fondo cos’è mai una vita umana paragonata al benessere collettivo di Gullen? Che ci sarà mai di male nel desiderare un futuro privo di povertà e mediocrità, a tutti i costi? A poco a poco, le principali istituzioni cittadine (il borgomastro e il preside) cedono all’irresistibile richiamo del dio danaro, insabbiando i propri principi; le persone iniziano ad acquistare beni costosi a credito e a indossare nuove, bellissime, sgargianti scarpe gialle, simbolo di tradimento.

Ill, trasformatosi ora in vittima, affoga in una solitudine forzata e soffocante; persino la moglie e figli ora indossano scarpe gialle, tutti pretendono da lui il massimo sacrificio. Sacrificati, in nome del benessere, in nome del progresso della nostra città! In fondo anche lui nell’intimo accetta, condivide la sua sorte: è per il bene della città. Così sia!

L’assassinio collettivo di Ill chiude così il dramma di Gullen, dando il via alla creazione di un nuovo concetto di giustizia, di una nuova etica, una nuova morale, una nuova filosofia di vita: basata sulla ricchezza materiale delle comunità, la miseria spirituale, l’onnipotenza del dio denaro, la colpa collettiva, la corruzione dell’animo.

Si può ragionevolmente ritenere che chi pensa che il denaro possa tutto, sia egli stesso disposto a tutto per il denaro” Benjamin Franklin.


Fonti

Wikipedia

Crediti

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