La dignità artistica della moda

L’abbigliamento è una peculiarità dell’individuo, chiunque è cosciente di vestirsi o di scegliere di non vestirsi e cosa può voler dire con questa sua decisione, per quanto abitudinaria possa essere.  Dopotutto anche Baudelaire, già nel 1816 con Il pittore della vita moderna, si poneva delle domande circa il variare del gusto estetico, della moda, del cosiddetto bello e dell’allora corrente dandy. Quindi, nel pieno della Milano fashion week, sembra opportuno chiedersi perché la moda sia così importante per la nostra società e perché, nonostante chi la consideri frivola e di poco conto, questa possieda valenza artistica. Non stiamo ovviamente prendendo in considerazione fashion blogger o influencer, ma abiti da prêt-à-porter e stilisti/artisti che son riusciti a cambiare la storia attraverso le loro creazioni.

La prima considerazione da fare, per poter entrare nel vivo del discorso, è la distinzione tra artefatti da passerella e artefatti commerciali, considerando anche i loro creatori. Nel primo caso  facciamo riferimento a finalità estetiche, mentre per il secondo caso a fini economici e di prestigio. Il perno che differenzia questi soggetti e che consente alle loro creazioni di cavalcare la passerella, è la creatività concettuale che possiede l’artista/stilista che lavora per l’estetica, che vuole far vivere un’esperienza all’osservatore facendo nascere in lui questioni critiche e socialmente rilevanti, il tutto disinteressandosi consciamente dei gusti dominanti.

Ma questi artefatti artistici, prodotti di moda, sono arte?

Ci sono dei parametri che permettono di rispondere a questa domanda e sono: il carattere innovativo, l’unicità, la serialità, la rarità, l’essere incluso in situazioni artistiche, l’autorialità e l’inutilità pratica.

Anche queste indicazioni, rimangono comunque poco esaustive nel ritrovare arte in un artefatto da passerella che ci troviamo a osservare e forse sono solo il motore scatenante per porre poi in noi un’altra domanda critica, anche se legittima di questi tempi, ovvero: l’arte è moda?

La risposta più banale e da difensore dell’arte potrebbe essere che l’arte non aspira a essere moda, è più elevata, è la moda che aspira a essere arte, ma non si prenderebbero certamente in considerazione le varie sfaccettature di cui l’avanguardismo si fa portavoce e di come l’arte usi la moda per comunicare i tempi moderni, basti pensare alla Venere degli stracci di Pistoletto o di tutti gli artisti modaioli a cui siamo abituati.

Certamente, facendo scendere l’arte dal piedistallo dell’intoccabilità e tenendo conto della permeabilità di queste due sfere è certamente riscontrabile un fattore moda in tutte le arti, di tutti i tempi.

La questione è dunque molto più ampia, tenendo in considerazione queste influenze e considerando il fattore tempo, soggetti temporali e la nozione di gusto. Queste forze convergono in un’unica parola: legittimazione; nonché il riconoscimento all’artefatto di essere un’opera d’arte.

Nonostante l’egemonia dei gruppi dominanti, che decretano la valenza estetica di un oggetto, esistono caratteristiche che questo deve rispettare e che ci possono, se non rispondere, farci avvicinare a un’idea di opera d’arte.

Il primo fattore é la durata che va ben oltre l’entità della materia con cui è costituita la creazione, si parla di durata dal punto di vista concettuale, ma l’essenza della moda è il passar di moda. Non mantiene la sua funzione originaria al di fuori dell’epoca in cui è stata realizzata. Un’altra caratteristica dell’arte è il disinteresse, l’opera d’arte è fine a se stessa e corrisponde alla visione e al peculiare gusto estetico dell’artista, mentre la moda risponde a scopi commerciali e lo stilista cerca di soddisfare il più possibile i gusti di un vasto pubblico. L’inutilità, altro elemento di distinzione, non è presente nella moda, visto il suo fine nell’abbigliarci per condurre una vita sociale, ma in un’opera d’arte sì, dato che risponde solamente a una ristretta cerchia di fattori. Infine l’altro elemento, l’autorialità, che nella moda corrisponde al successo dello stilista e quindi del suo corrispettivo vantaggio economico, ma lascia il capo anonimo, invece l’arte porta con sé il nome del proprio autore.

Nonostante queste discordanze, non abbiamo comunque ottenuto una valida risposta alla nostra domanda, dobbiamo quindi vagliare nello specifico, le caratteristiche tra arte e moda per eviscerarne una conclusione più o meno esauriente.

Considerando la loro porosità possiamo osservare l’arte prodotta dalla moda, perché alcuni eventi nati per la passerella hanno prodotto arte, intesa nella sua forma spettacolare, come ad esempio Viktor&Rolf. Capovolgendo la situazione ci troviamo a considerare la moda prodotta dall’arte, quindi a prendere in esame gli indumenti, indossabili nati dal loro connubio, ne sono un valido spunto le collaborazioni di Fortuny e Thaylaht, Vanessa Beceroft e Jenny Tillotson. Altro aspetto importante è l’utilizzo che la moda fa dell’arte per trarne ispirazione, grazie al patrimonio iconografico lasciatoci e all’esigenza di qualificare i propri prodotti incorporando in essi stili o opere d’arte, si vedano le realizzazioni di Elsa Schiapparelli la quale collaborò con Dalì e Cocteau, esaltati dal suo genio artistico.

Per quanto riguarda l’utilizzo che fa l’arte riguardo alla moda, oltre la sartoria teatrale, se ne serve per la messa in scena corpi umani, ed è feticcio della società moderna facilmente smascherabile attraverso processi di decontestualizzazione o esasperazione dei suoi prodotti. Quando invece la moda si prefigge l’obbiettivo di rappresentare l’arte ne qualifica il prodotto, ma contemporaneamente conferma la legittima peculiarità dell’arte nell’essere sede del bello. Se si considera il discorso opposto, la moda rappresentata dall’arte, quest’ultima diventa strumento di propaganda e diffusione che nel fruitore/consumatore si conferma a un’immagine mentale, prodotto dell’esperienza fatta.

Come conclusione possiamo affermare di non aver trovato certezze, ma di aver compreso l’indispensabilità del ventaglio di idee proposte per approcciarsi a un prodotto artistico. Non prendere in considerazione la moda quando si parla di arte è certamente un errore, perché la negazione stessa della moda ne avvalora la sua esistenza e paradossalmente questo pare essere il nocciolo della questione. La negazione dell’arte sulla passerella  ne conferma l’esistenza e viceversa, perché quando il genio partorisce con le proprie mani, con la propria intuizione e con le proprie doti un’idea nata in lui da un’iniziale ispirazione, non importa quale tecnica si utilizzi per veicolare il proprio messaggio, a essa apparterrà comunque un’aurea.


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