La resistenza postmoderna di Ernesto Sabato

A incontrarlo, posato come una costola minore del grande petto di una libreria, sembra un libricino innocente, di circa 150 paginette. Un testo (titolo originale in spagnolo: La resistencia) quasi passeggero, suddiviso in sei capitoletti di venti, trenta pagine cadauno. Sulla copertina dell’edizione che ho avuto il piacere di leggere in spagnolo, figura un viso anziano e pensieroso di Ernesto Sabato, scrittore argentino, fedele ai suoi occhiali da sole e ai suoi baffi da dubbioso e instancabile uomo d’intelletto.

Il libro viene pubblicato per la prima volta nel 2000, quando l’autore ha 89 anni. Solo un anno prima, Sabato, aveva acquisito la cittadinanza italiana per via delle origini calabresi dei suoi genitori. Sarà il suo penultimo testo prima di morire, il termine di una straordinaria carriera letteraria che lo ha visto autore di testi come Il tunnel o Lo scrittore e i suoi fantasmi. E si può andare certi sul fatto che la maturità di un uomo della sua stazza si fa sentire in tutto e per tutto.

L’obiettivo, nemmeno molto celato, del testo è quello di lasciare un messaggio di speranza e maturità alle giovani generazioni su come affrontare i tempi moderni, o meglio, postmoderni. Il testo, di lettura scorrevole, è suddiviso in sei brevi capitoli, ognuno dei quali cerca di affrontare diversi temi che i tempi attuali sembrano aver dimenticato, oltre a essere accompagnato da citazioni sublimi di Juenger, Hoelderin o Dostoevskij.

Dopo una vita spesa per la letteratura e la lotta politica, “en la cual me soy compromiso” dice più volte, Sabato si sente di criticare il mondo moderno nella sua più delicata prospettiva intima. Inizia parlando della bellezza dell’incontro, criticando l’attuale società in termini relazionali. Detesta il fatto che nei luoghi pubblici c’è spesso troppa musica ed è difficile parlare, come il fatto che il sistema capitalistico sta agendo sui sensi, ovvero, l’udito, la vista, il sapore dei cibi. I paesaggi digitali, le relazioni telematiche. Tutto questo a discapito della naturalezza umana, per via di una sorta di psicosi ipnotica in cui stiamo cadendo a una velocità sempre maggiore.

Il testo prosegue con una forte critica al positivismo imperante dei nostri tempi. Un positivismo che sta uccidendo gli antichi valori e dunque i miti da cui derivano. Scienza e tecnologia come fine e non più come mezzi per favorire l’uomo. In questo, Sabato, con una capacità straordinaria, evita di vedere il tutto in termini religiosi, come spesso molti conservatori moderni fanno. Anzi lui va oltre, essendo argentino, fa riferimento ai miti e alle usanze antiche della sua terra, del suo continente, dove qualcosa ancora resiste. La vita urbana veloce, senza contatto umano, rovina, nella sua tesi, i sentimenti umani e la bellezza dell’animo dell’uomo. Dissacrante e perverso invece, nella sua ottica, la proposta del modello di vita moderno.

La produzione, il sistema educativo e la costante paura di essere esclusi dalla società, fanno sì che l’autore affermi facilmente il tramonto della nostra civiltà occidentale. Lo mostra, oltre alle leggere ma pregne disquisizioni, anche descrivendo luoghi a lui cari, come le strade di città argentine, un tempo ornate da intensi edifici coloniali, oggi sottomessi a un’architettura minimalista e scialba, utilitarista. Il testo prosegue con un capitolo forte, intitolato “la decisione e la morte”, dove parla del suo impegno in politica e dei rischi spessi mortali che questo ha comportato, con l’auspicio che tutti lo possano intraprendere, non per salvare il mondo, bensì se stessi. Per non restare inermi dinanzi a questa disfatta storica a cui i nostri popoli stanno assistendo. Passaggio forte è sulla televisione, una forma di comunicazione che nel latino America è ancora dominante data la scarsa digitalizzazione. Sabato tocca di tutto, dalla scomparsa dell’identità degli stati nazionali a una economia totalizzante.

Descritto così, può sembrare che il testo abbia una forte matrice apocalittica, senza speranza alcuna. E invece lo scrittore argentino è dedito nel sottolineare a ogni passaggio che l’animo umano non potrà mai essere sconfitto nella sua interezza. Una sorta di utopistica quanto visibile fiducia nell’uomo che dalle sue crisi ha sempre tirato fuori il meglio. Ricordandoci come l’universo è nel proprio contesto e l’eternità si trova nell’attimo, elogiando l’arte come rifugio da ogni catastrofe sociale e morale. Parole forti che uno scrittore di 89 anni si può permettere. Accanto a questo non mancano però critiche forti alle giovani generazioni, inette a sua avviso, e a un’opinione pubblica assopita dalle TV e dal consumismo. Il testo è ricco di giudizi onesti ma severi.

Sorprendente come l’autore sia riuscito a tirare queste conclusioni osservando maggiormente il suo paese natale e la città di Buenos Aires, senza citare il delirio umano e sociale che si sta consumando in Europa e negli USA.

Si sente interamente la maturità di un uomo che proviene dalla povertà del Sud America, dalla lotta politica e che sogna ancora valori come l’onore o immagini come la fiera a cui lui da bambino andava a comprare le caramelle. Un giudizio duro e severo ma che non mostra alcuna paura per via della sua grande fede nell’uomo e nell’umanità. Un testo soave scritto da un anziano scrittore per giovani lettori. Un invito a lottare e resistere con la consapevolezza storica che “Il tramonto dell’occidente” è alle porte. Un lotta come fu quella di Ettore di Troia, per difendere la dignità, la propria libertà, anche dinanzi a ostacoli grandi come possono sembrare questi di oggi, ovvero i grandi sistemi finanziari e produttivi, la corruzione dilagante, l’assenza d’identità e un’ipnosi di massa che soggioga le coscienze.

Un libro che solletica la coscienza sociale del lettore, specie se giovane, e che accende una sorta di nostalgia per le epoche nelle quali vigeva una bellezza che noi giovani non abbiamo vissuto. Come dice l’anziano maestro: “Sento nostalgia di un infinito, umano, alla nostra portata”.

Creo en los cafés, en el diálogo, creo en la dignidad de la persona, en la libertad. Siento nostalgia, casi ansiedad de un infinito, pero humano, a nuestra medida.


Fonti

Wikipedia

Crediti

Copertina

 

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