“Family day” è la scritta comparsa sulla facciata del Pirellone, sede del Consiglio Regionale in Piazza Duca D’Aosta a Milano, a sostegno dell’omonima iniziativa organizzata il giorno successivo in Porta Garibaldi.
Fa riflettere pensare che vi sia stato un tale dispendio di energie, elettrica e mentale, come supporto ad una tale manifestazione, soprattutto se profuso da parte della Giunta di un ente pubblico, quale la Regione Lombardia. Un ente che dovrebbe, se non favorire la promozione della parificazione di diritti fondamentali, perlomeno ed innanzitutto restare imparziale in qualità di istituzione.
Gettano un raggio di luce senz’altro diversa e più luminosa sulla questione le parole del sindaco, Giuliano Pisapia:
“Il Paese non è con chi accende le luci per spegnere i diritti”.
Riaccende, invece, un po’ più la speranza sapere che il 23 gennaio in tutta Italia ci sono stati numerosi flashmob a favore del riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali e dei loro figli, chiedendo a gran voce al Parlamento italiano l’approvazione del ddl Cirinnà e della stepchild adoption in esso contenuta.
Sarebbero un primo piccolo passo verso il raggiungimento di un’effettiva uguaglianza in materia di diritti civili tra omosessuali ed eterosessuali. In applicazione di principi fondamentali contenuti nella Costituzione italiana. Si tratta di una concreta esigenza che non si può più rimandare né derogare. Ormai è innegabile, la società è cambiata e sta cambiando.
Inoltre, l’Italia è un fanalino di coda in Europa per quanto riguarda l’estensione delle unioni civili e dell’istituto del matrimonio alle coppie omosessuali: persone dello stesso sesso possono sposarsi in Portogallo, Spagna, Francia, Belgio, Paesi bassi, Irlanda, Regno Unito, Islanda, Norvegia, Svezia, Danimarca e Finlandia. Mentre altre tipologie di unioni civili o coabitazioni registrate sono tutelate e riconosciute legalmente in Germania, Svizzera, Austria, Repubblica Ceca, Croazia, Slovenia, Ungheria, Estonia e Grecia.
L’iniziativa #SvegliaItalia
#SvegliaItalia, è ora di essere civili in piazza della Scala a Milano.
Il tam tam a promozione della manifestazione è partito sul web e sui social network con l’hashtag #SvegliaItalia. La trovata geniale, fulcro del flashmob che ha avuto luogo in tutte le principali città d’Italia, da Milano a Roma, da Venezia a Napoli, è stata quella di portare in piazza orologi, sveglie, cellulari e farli suonare tutti alla stessa ora. “#SvegliatItalia, è ora di essere civili!”.
Centinaia di piazze si sono riempite di persone e di famiglie, “tradizionali” e “arcobaleno“, di bandiere sventolanti e colorate, di cartelli con frasi d’effetto.
“Un milione di sveglie hanno suonato oggi in tutto il Paese, il Parlamento le ascolti”, ha commentato alla fine della giornata Arcigay.
Tutto ciò lascia ben sperare. E lascia ben sperare che anche quegli agenti delle forze dell’ordine che si troveranno in piazza a vigilare le manifestazioni, e che oggi stanno in piedi dalla parte sbagliata, uno giorno si troveranno in piedi dalla parte giusta.
We have a dream
Sì, perché…
“We have a dream, that one day”… non ci saranno più etichette da apporre al concetto di famiglia. Non ci saranno più famiglie “tradizionali” o “arcobaleno”, ma semplicemente numerose famiglie equiparate dal punto di vista legale, tutte ugualmente dignitose e meritevoli di tutela davanti alla legge, in concreta applicazione della Costituzione.
“We have a dream, that one day”…i figli delle coppie eterosessuali e i figli delle coppie omosessuali potranno essere titolari degli stessi diritti. Potranno essere guardati con gli stessi occhi dalla gente e dall’ordinamento giuridico.
“We have a dream, that one day”… potrà esistere una società realmente variegata e integrativa. Una società in cui ragazzi e ragazze, a prescindere dal loro orientamento sessuale, la sera potranno uscire insieme e frequentare gli stessi locali e una volta adulti andare ai matrimoni dei loro amici gay e gioire dei figli delle loro amiche lesbiche.
Tuttavia, prima è necessario che la società attuale, classe politica inclusa, apra gli occhi, come invocato dall’iniziativa #SvegliaItalia.
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Un commento su “Per chi suona la sveglia?”